lunedì 16 maggio 2022

COM'ERO, COME SONO. COME CAMBIANO LE IDEE O COME SIAMO COSTRETTI A CAMBIARLE part I

 


Questa sono io e la foto è mia (siamo intorno al 2019)


Articolo precedente: http://www.mimancanoifondamentali.com/2022/04/ascolta-ma-soprattutto-ascoltati.html


UNA STORIA MOLTO PERSONALE

(questa storia ve la racconto in due parti o magari tre)


Mi vedete in questa foto? Cosa notate? Va bene vi semplifico la vita. Li vedete i capelli no? Ecco, belli vero? Sappiate che qui non rendo nemmeno l'idea completamente poichè il vero colore dei miei capelli visto dal vivo è molto più vivido e lucente. Colore naturale s'intenda, questa non è una tinta. Dei capelli che mezzo mondo mi invidiava, le madame, le ragazze, le donne in generale mi fermavano per strada per chiedermi "dove mi fossi fatta i capelli"; papà e mammà rispondevo sempre perchè così era ed è, tante non mi credevano, solo le pettinatrici sapevano che quel colore era mio, MIO.

Ora io non sono una specie di generale dell'esercito e ho anch'io le mie emozioni, i miei momenti no, le mie fragilità e una prepotente emotività. Detto questo: dovete sapere che sin da quando ho memoria nella mia vita mia madre soleva, intorno ad aprile/maggio "dare un bel taglio ai miei capelli" COSI' STAVO PIU' FRESCA DURANTE L'ESTATE. Capite l'implicazione di questa imposizione vero? Sono sempre stata una ragazzina molto remissiva ma caspita se avevo anch'io le mie inquietudini ed i miei pensieri, specie da quando cominciai ad andare a scuola ed il fatto di avere una bella rapata quasi a zero significava spernacchiate a secchiate, risate in faccia non solo da parte dei maschietti ma anche delle femminucce. Poi arrivava l'estate, si andava al mare, si tornava a casa ed io avevo una compagnia con cui giocare formata piuttosto da maschi, e vabbè facciamola andare. Intanto crescevo e la cosa mi rugava abbastanza, sempre di più diciamo, ribellarsi non se ne parlava manco. Il culmine lo toccai in prima ginnasio quando la mamma della mia compagna di banco chiese alla figlia "Ma chi era quel ragazzo con cui passeggiavi oggi?". Cazzarola, stenterete a crederlo (seeee) ma quel ragazzo ero io. Lì, scoppiai. Non avrei più permesso la rapata o taglio "alla maschetta" che dir si voglia. Basta, fine, stop, sono o no una donna? Mia madre sulle prime fu un tantino contrariata di questa mia presa di petto della situazione poi trovammo un degno (per lei) compromesso... un bel taglio "moderno" mi viene da vomitare ancora adesso solo al pensiero, con i capelli sì lunghi, ma solo dietro, davanti frangia e capelli sopra l'orecchio. Un obbrobrio, un (perdonatemi) aborto, uno schifo. Cominciai a credere che il desiderio di tenermi i capelli rapati non fosse tanto per il mio BENESSERE ma piuttosto una forma di sadismo nei miei confronti, tanto per rendermi il più brutta possibile, per non rendermi mai carina per nessuno, manco per le femmine.

Vi comunico che dai quindici anni in avanti presi completamente possesso della mia capoccia e ne feci quello che volevo io (compresa una permanente non brutta per carità, ma che mi faceva sembrare una specie di Joey Tempest al femminile - sapete il cantante degli Europe - ma ne andavo anche piuttosto orgogliosa, meglio il cantante degli Europe che crapapelata). I miei capelli crebbero sempre di più, sempre più belli, più lunghi, lucenti, biondi, lisci finalmente dopo la parentesi tricotica svedese, fecero di me una sorta di icona tipo Claudia Schiffer (quello che temeva fortemente mia madre credo; da allora infatti non potevo manco guardare in faccia un ragazzo che finivo punita per una settimana, ma vaffa). Tanto si cresce, tanto si cresce e le ire matriarcali ad una certa chissene. Ho fatto dei miei capelli un'icona per me stessa, ne avevo una cura tale che smisi anche di andare dalla pettinatrice perchè nessuno ci mettesse le mani, per carità bellissimi però forse un tantino avevo esagerato. Giustificabile il mio comportamento? Credo di sì. Provate a pensare ad una bambina già piuttosto carina dai quattro anni fino ai quattordici anni sottoposta al trattamento che riservavano in luoghi tremendi che nemmeno riesco a nominare; ma vaffa, davvero. Tutto questo poi, a parte la fissazione tricotica aveva anche un'implicazione piuttosto inquietante per me: io ho vissuto da vicinissimo la malattia prima di colei che fu mia suocera e poi di mia madre; costrette dal cancro a fare la chemio e a perdere totalmente i capelli. Lasciamo perdere le sofferenze che patirono loro, le patii anch'io in un certo senso poichè ero molto vicina sia all'una che all'altra ma guardiamo invece la cosa dal punto di vista della mia fissazione? Passione? I capelli, i miei bellissimi meravigliosi capelli. Cosa avrei mai fatto se fosse successa a me una cosa del genere? Non potevo nemmeno pensarci, infatti dopo tempo ho smesso di pensarci ma sappiamo bene che smettere di pensare a una cosa non corrisponde esattamente a risolvere il problema. 

Facciamo un bel saltone adesso. Sia la mia ex suocera che mia madre non ci sono più da molto, molto tempo e non perchè hanno deciso di fuggire alle isole Cayman. Parliamo del lockdown e delle scelte che ognuno di noi, se si ha un minimo di carattere si trova a dover fare, alrtimenti si va dietro al branco di pecore e behhhhh. Io, come forse sapete o forse no, ho deciso di rifiutare l'inoculazione del siero. Vi dico che sono stati due anni non d'inferno, ma di più. Rifiutata dalla società, rifiutate anche le comunicazioni verbali non dirette da parte di molti, la sensazione di essere sporchi quando si sa che forse sporchi erano gli altri e pure un pò fessi alla luce delle ultime notizie. Spesso spernacchiati proprio dalle persone che più dovrebbero starci vicino. Ho resistito, anche piuttosto stoicamente e con successo per carità ma si capisce che due anni e più in questa situazione di perenne stress, fisico/psichico, dove, con il governo malnato che ci ritroviamo, ogni giorno si cambiava idea, non è stato un gioco da ragazzi e le ripercussioni ci sono state, eccome, soprattutto a livello psicologico ma anche fisico, un dimagramento importante ma che non mi ha tolto certo l'energia.



Eccomi nel 2021; non guardate le tette, guardate i capelli - la foto non è mia; ringrazio sentitamente.


Veniamo al dunquissimo. Settembre 2021. Poichè mia figlia ha sempre avuto un favoloso colore di capelli, rosso, per l'esattezza mi prese un bel dì (dopo dieci anni di astinenza totale da pettinatrice) di farmi rossa anch'io... sapete com'è, così siamo anche più simili è più coreografico nel caso dovessimo esibirci insieme (suoniamo per chi non lo sapesse date un'occhiata qui a destra sulla colonna del blog c'è la mia pagina, beh a dirla tutta ci siamo esibite insieme una sola volta) daie e daie che faccio? Vado dalla pettinatrice e mi faccio rossa. Avete presente? ROSSA. Contentissima inizialmente poichè il cambiamento era stato repentino e assolutamente stravolgente, era come se avessi avuto bisogno di una forte scarica di adrenalina e fossi stata soddisfatta in questa mia voglia cocente senonché dopo pochi giorni mi accorsi con sgomento (avrei potuto arrivarci da sola a dire il vero; ho dato la colpa al mio squilibrio da isolamento e incomprensione da lockdown delle balle) che già avevo una crescita notevole...e brutta, bruttissima. Che fare? Aspettare almeno un mese per far riposare i capelli e poi tentare una sorta di "salvataggio". Beh quando arrivai al mese piangevo... avevo una lunghissima crescita praticamente bianca (e per forza ero più platinata di Marilyn prima) e sembravo, mi perdonino le signore anziane, una vecchia, quella roba mi faceva sembrare vecchia. Mi ero trasformata in una vecchia.

Prendo appuntamento dalla pettinatrice (che avrebbe anche potuto avvertirmi dell'abnormità che avevo compiuto ma quando si tratta di soldi si sà non si guarda in faccia a nessuno) e chiedo che PROVI A FARMI TORNARE PIU' O MENO COME PRIMA, il più possibile insomma, testuali parole magari con una decolorazione? Chi se ne frega se poi si rovinano, piuttosto spuntiamo deciso ma così proprio no. "No, no la decolorazione no, potrebbe rovinare i capelli" quando ci sono milionate di persone che si decolorano eh vabbè, propostona "facciamo una decolorazione dolce" che io non avevo idea di cosa fosse, ma vogliamo dare un minimo di fiducia? Arriva il fatidico giorno, si fanno dei colpi di sole con l'intento di cominciare a schiarire... sì. Vado al lavandino mi si sciacqua e dopo mi viene applicato un budino in testa che ho dovuto sorbirmi per la bellezza di un'ora nella quale ero congelata fino al midollo con il timore di beccarmi pure qualche malanno (sapete coi tempi che correvano...). Si risciacqua, si lava e... Mia figlia era appoggiata allo stipite della porta e mi è bastato vedere la sua faccia anzi il suo sopracciglio destro per capire che c'era qualquadra che non cosava, un movimento impercettibile che nemmeno un agente della Cia avrebbe notato, io lo notai. Andai davanti allo specchio, e mentre prima ero fiduciosa, abbastanza insomma, ora un pò più titubante dopo l'alzata di Marty e... non decolorazione, non dolce, non colpi di sole, i quali, dove erano finiti? Ma una massa di capelli che rimpiansi rossi con la crescita a dire il vero, giallo polenta, misto budino al creme caramel, misto pannocchia. Uno schifo. La scaltra fanciulla (non mia figlia eh, l'altra) mi disse di non preoccuparmi che era un effetto naturale, una volta asciutti avrebbero assunto un colore decisamente più naturale. Ed in effetti dovetti ammettere che un lievissimo miglioramento lo vidi ma fatto era che io avevo la mia bella chioma anzi ex bella chioma color polenta, come quella di Geppetto di Pinocchio. Paga, esci, piangi ancor più di prima. Questa non è una storia che fa ridere ma un dramma esistenziale che continuerà nel prossimo articolo, se vorrete sentire il resto, che forse anzi decisamente è peggio di quanto successo sinora e farete forse bene a leggere fino all'ultima parola per evitare i miei errori... sono stati proprio errori però?


CONTINUA









Enrica Merlo

per

MI MANCANO I FONDAMENTALI

16/05/2022

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