domenica 23 marzo 2025

Un grande traguardo🚩: 700.000 letture per MI MANCANO I FONDAMENTALI 💙

 

Screenshot dal video in diretta su facebook

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Carissimi Amici del mio blog MI MANCANO I FONDAMENTALI, sono particolarmente felice di potervi ringraziare con tutto il cuore, TUTTI VOI che avete fatto sì che arrivassimo tutti insieme a ben 700.000 LETTURE che per un blog di cultura generale/letterario è davvero un grande traguardo anche perché, lasciatemelo dire, io ho Voi e basta, non ho sponsor, non ho aziende o persone influenti che mi aiutino, siamo noi tutti insieme che siamo arrivati fin qui.

Spero dunque continuiate a seguirmi, anche di più se potrete. Da parte mia farò il possibile per creare contenuti che possano risvegliare in voi curiosità, interesse, divertimento e perché no possano essere un arricchimento. Ora non vi annoio oltremodo ma vi lascio il video che ho registrato poco fa in diretta su facebook che scomparirà tra trenta giorni mentre qui, sul mio blog, rimarrà PER SEMPRE!! Un abbraccio a tutti!!












Enrica Merlo
per
MI MANCANO I FONDAMENTALI 
700.000 edition 😊

Domenica 23 marzo 2025

sabato 22 marzo 2025

RACCONTI©️: UN ANGELO IN BIBLIOTECA 🪽


Screenshot da video Pinterest


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***

La Biblioteca di Luthenmoor si ergeva solitaria sulla scogliera, un edificio austero di pietra nera, le cui finestre dalla foggia gotica scrutavano l’oceano con l’indifferenza e l'altezzosità di occhi nobili e antichi. Nessuno ricordava chi l’avesse costruita, eppure esisteva da sempre, come se fosse cresciuta dal suolo stesso. Le sue sale echeggiavano dei sussurri dimenticati delle pagine sfogliate da mani invisibili e cadute nell'oblio.
Viveva lì, incredibile a credersi, una persona: Elias Varnen, il bibliotecario. Era un uomo taciturno, alto e magro, con un volto scavato dalle ombre delle lunghe notti trascorse a catalogare tomi che sembravano moltiplicarsi da soli con il passare impercettibile del tempo. Ma c’era un altro custode della biblioteca, uno di cui Elias non parlava mai, ma che avvertiva, con una certa apprensione e costantemente. Un’ombra leggera, una presenza che si muoveva tra gli scaffali quando il vento gemeva attraverso le antiche travi.

Si diceva che la biblioteca fosse malavventurata. I pochi studiosi che vi entravano uscivano con gli occhi colmi di inquietudine e, parrebbe, di avvenimenti che non avrebbero dovuto o voluto vedere. Alcuni impallidivano, altri diventavano insonni, sussurrando parole incomprensibili. Ma tutti, senza eccezione, parlavano di un’apparizione: un Angelo di luce e polvere che si aggirava tra i libri dimenticati.




Una notte di tempesta, Elias decise di scoprire la verità. La biblioteca tremava sotto i colpi del vento, le candele ardevano con una fiamma incerta e tremolante. Scese negli archivi sotterranei, dove i libri più antichi riposavano nel silenzio. E lì, in piedi tra le ombre, la vide.
Era alta, avvolta in un manto di luce pallida. Le ali erano fatte di pagine sottili, scritte con inchiostro d’argento. Non aveva volto, ma Elias sentì il suo sguardo penetrarlo, scavando nella sua anima con dita delicate.
— Sei tu l’angelo della biblioteca? — ebbe il coraggio di sussurrare, con un filo di voce.

La figura inclinò il capo. Il vento smise di ululare, e la biblioteca si immerse in un silenzio denso come la notte.

— Io sono ciò che resta delle parole dimenticate — rispose una voce eterea. — Dei libri mai letti, delle storie che nessuno ha voluto ascoltare.

Elias sentì un brivido lungo la schiena. Quanti libri aveva lasciato a impolverarsi sugli scaffali? Quante voci avevano atteso invano di essere udite?

— Eppure, tu non hai mai smesso di occupartene— continuò l’angelo. — Per questo io esisto.

Un bagliore avvolse la stanza, e per un attimo Elias vide tutto. Vide le parole dei libri planare nell’aria, danzare come stelle cadenti. Vide le storie mai lette diventare luce, tessere una trama invisibile che legava ogni cosa.
Poi l’angelo svanì. Ma Elias sapeva che non era andato via.

Da quella notte, la biblioteca muto'. Elias iniziò a leggere ad alta voce le storie dimenticate,
anche se nessuno poteva ascoltarlo. E man mano che leggeva, le ombre si dissipavano, la polvere si disperdeva, e la biblioteca non sembrava più un luogo di oblio, ma di speranza.

Perché finché c’era qualcuno
disposto a raccontare, nessuna storia poteva morire davvero.

FINE


***

Ogni fatto o personaggio o nome di questo racconto non e' volutamente riferito a racconti preesistenti e completamente frutto di fantasia.


Racconto soggetto a copyright©️ la riproduzione di parte del racconto sarebbe da evitare ma se proprio sentite questo bisogno impellente 🤨dovrà essere vagliata inviando una mail a enrica.merlo@pec.it l'uso improprio verrà segnalato ai sensi di legge. Racconto scritto da Enrica Merlo.









Enrica Merlo

per

MI MANCANO I FONDAMENTALI 

Sabato 22 marzo 2025

martedì 18 marzo 2025

RACCONTI©️: IL GATTO CHE DIVENNE LEONE 🐈‍⬛, LA DONNA CHE DIVENNE LEONESSA 🦁 di Enrica Merlo


Ph from Pinterest

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"Si diceva fosse nata sotto il segno della tempesta. Alcuni giuravano di aver visto il cielo squarciarsi nel momento in cui era venuta al mondo, altri raccontavano che il vento stesso l’avesse intessuta con fili di brina e fiato di gelo".


Aveva molti nomi. Nessuno era quello vero. La chiamavano Figlia della Neve, Regina dei Gatti, Strega Bianca. Ma il nome con cui lei si riconosceva lo aveva sepolto tempo addietro, quando aveva compreso una terribile verità: il mondo non amava coloro che portavano il fardello della diversità. Non amava chi camminava con passo felino, chi vedeva nel buio e sapeva ciò che gli altri ignoravano. Per sopravvivere, aveva dovuto cambiare pelle, adattarsi ai sussurri della gente, fingere di essere ciò che non era.


Ma a forza di mutare, a forza di nascondersi, aveva avuto paura di dimenticare chi fosse davvero, il suo nome. Solo Tirian, il suo gatto, conosceva la verità.


Lui l’aveva vista quando, bambina, aveva imparato a parlare con il vento. Quando, ragazza, aveva affrontato e vinto uomini con la sola forza del suo sguardo. Quando, donna, aveva lasciato che il mondo la chiamasse strega, pur di non piegarsi.

E fu proprio quando stava per obliare il suo essere, fu allora che il vento le portò la profezia. Non era scritta su antichi tomi, né pronunciata da sacerdoti in abiti dorati. No, arrivò come un sussurro tra i rami, come un battito d’ali di gufo a sfiorare la neve.


"Verrà il giorno in cui l’ombra tornerà. E solo chi avrà ricordato il proprio nome potrà fermarla."


Quella notte, Tirian la osservò a lungo, i suoi occhi d’oro più antichi della luna. Lei non dormì. Non parlò. Rimase immobile, il cuore che martellava come il passo pulsante di un esercito.

E fu allora che iniziò la trasformazione.

Non accadde in un lampo, né in un battito di ciglia. Fu un processo lento, come il fuoco che scalda la pietra finché questa non si spezza. Ogni notte, la sua pelle diventava più dura, i suoi sensi più acuti. Le sue mani si facevano più forti, la sua voce più profonda. Il suo nome le tornava in mente, sussurrato dalla neve.

E accanto a lei, Tirian cresceva. Non come fanno i gatti comuni. Il suo corpo si stava allungando, i muscoli diventavano possenti, il suo manto si fece spesso cuoio e criniera fitta come quella di un Re. Non era più solo un gatto, ma un leone antico, emerso da una leggenda dimenticata. La donna lo guardò e comprese. La profezia non parlava di una bestia da temere. Parlava di loro. E quando l’Ombra arrivò, quando la notte si squarciò per rivelare il mostro delle leggende, portatore di sciagura, morte e sventura non fu un esercito a fermarlo. Fu una Leonessa bianca con il fuoco negli occhi. E il suo Leone, ruggendo accanto a lei. Quella stessa Leonessa che aveva dimenticato il suo nome per nascondersi dallo scherno del popolo incolto e crudele.

Il suo vero nome era Selyne.

Era un nome antico, un nome di potere. Significava "colei che splende nella notte", ed era stato sussurrato dal vento il giorno in cui era nata. A furia di sentire i nomi che le erano stati attribuiti e a furia di nascondersi dietro di essi, Selyne aveva quasi dimenticato chi fosse davvero.

Ma il vento non dimentica.

E quando l’ombra tornò e la profezia si compì, lei ricordò. Si alzò nella notte, il suo sguardo finalmente fiero come quello di un autentico predatore, e sussurrò il proprio nome nel gelo delle tenebre.

«Io sono Selyne, figlia della tempesta.»

E il Leone accanto a lei ruggì orgoglioso, perché anche lui sapeva che, finalmente, era tornata a essere ciò che era destinata ad essere. ENTRAMBI erano tornati ad esserlo.


FINE


***

Ogni fatto o personaggio o nome di questo racconto non e' volutamente riferito a racconti preesistenti e completamente frutto di fantasia.


Racconto soggetto a copyright©️ la riproduzione di parte del racconto sarebbe da evitare ma se proprio sentite questo bisogno impellente 🤨dovrà essere vagliata inviando una mail a enrica.merlo@pec.it l'uso improprio verrà segnalato ai sensi di legge. Racconto scritto da Enrica Merlo.





Enrica Merlo
per
MI MANCANO I FONDAMENTALI (RACCONTI©️)

Domenica 16 marzo 2025

sabato 15 marzo 2025

📜Papa Benedetto un uomo grande dal grande buon senso🎹

 

Dolcissima Immagine tratta da Pinterest

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Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l'assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell'uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio.


Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell'immanenza. Si è di fronte a un aut aut decisivo. La razionalità del fare tecnico centrato su se stesso si dimostra però irrazionale, perché comporta un rifiuto deciso del senso e del valore. Non a caso la chiusura alla trascendenza si scontra con la difficoltà a pensare come dal nulla sia scaturito l'essere e come dal caso sia nata l'intelligenza. Di fronte a questi drammatici problemi, ragione e fede si aiutano a vicenda. Solo assieme salveranno l'uomo.


Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone.


(Papa Benedetto XVI - dalla Lettera Enciclica "Caritas in Veritate", 74)










Enrica Merlo

per

MI MANCANO I FONDAMENTALI 

Sabato 15 marzo 2025

venerdì 14 marzo 2025

Eccomi qui non sono sparita!! 🤣🤣🤣


Screenshot dal video 

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Hopla' eccomi in tutto il mio splendore stile Flashdance per farmi vedere 🤣🤣🤣 per fare vedere che #QuellaDonnaéunaLibraiamancata c'è ed è in piena salute ma molto presa. Contravvenendo alle mie leggi da lettrice vi ho già anticipato quale sarà il libro di cui vi parlerò a breve. Per ora un saluto da Enrica Merlo, dalla libraia e da #MIMANCANOIFONDAMENTALI cioè questo blog 🤣


Questo è il link della diretta su fb che però ATTENZIONE sparirà tra trenta giorni perché facebook ha deciso così ➡️ VIDEO (⬅️clicca)


Vi ricordo che questa petit diretta sparirà tra trenta giorni ma la ritroverete sul mio blog. Baci a tutti!! Ed ecco il video⤵️





Enrica Merlo
per
MI MANCANO I FONDAMENTALI 
e
QUELLA DONNA È UNA LIBRAIA MANCATA

Venerdì 14 marzo 2025





martedì 11 marzo 2025

I GROSSI PROBLEMI ESISTENZIALI DI ENRICA MERLO 🤪: NON HO DI MEGLIO DA FARE? NO, NO, DA FARE CE N'E' SEMPRE.

 
Immagine creata da me tramite tecnologia AI (dovrebbe rappresentare uno pneumologo)

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Salve a tutti. Allora, qualcuno lo sa, qualcuno no, comunque qualche giorno fa ho scritto un articolo molto accorato su Papa Francesco. Non e' che mi sto tirando indietro sia chiaro, ma volevo puntualizzare che piu' che nei confronti del papa il mio articolo era rivolto allo penumologo riguardo al quale avevo letto su un articolo. Siccome tutti bla bla e bla parlavano praticamente soltanto dei dati tecnici della malattia di cui sta soffredo il Papa (che poi ne ho sofferto anch'io nel 2015 ma di ospedali manco l'ombra, ma io sono "ciovane", piu' o meno, non faccio abbastanza testo) e nessuno di questi giornalisti parlava di come stava moralmente o meglio di "chissa' come sta moralmente il santo Padre" allora mi son detta ahhhhhh finalmente qualcuno con un po' di cuore che parla anche della quotidianita' semplice di un paziente cosi' particolare cone il Papa. Il mio rammarico e' solo quello di non aver acchiappato il nome di questo pneumologo cosi' almeno lo si citava degnamente (qui sopra nel mio immaginario, lo pneumologo 😃).

Facciamola breve allora. Da qualche tempo dunque, facciamo un quindici giorni via, mi son presa in fissa con sta faccenda di leggere tutti i bollettini medici del Papa. cosi', boh, come vi avevo anticipato io non e' che sia molto in asse con le idee di questo Pontefice pero' quando una persona sta male, sta male che uno sia d'accordo con quello che dice o meno, fa pena insomma, fa tenerezza, almeno un pochino dai, a meno che non sia Hitler in persona allora li' dai magari insomma un cuscino in faccia....nooooooo scusate non volevo dire una cosa cosi' terribile ma mi capite no? Quindi, sta di fatto, e l'ho detto sull'articolo, l'ho detto sulla diretta che ho fatto su fb (il cui video magari se mi prende bene carico pure qui), l'ho detto ovunque che mi son presa con sta faccenda in modo un pochino cronico ecco forse il termine giusto e' proprio cronico.
Dai che ti ridai ho cominciato a leggere anche altri articoli, a guardare video finche' e qui casca l'Enrica Merlo, mi salta fuori su Mediaset Infinity un video con Padre Georg (non mi fate scrivere il cognome per favore senno' sto qui fino a domani mattina, faccio prima a caricare una bella fotina cosi' specialmente voi fanciulle capite di chi parlo e lo spiegate anche a fidanzati, amanti, mariti e compagnia bella).



Foto che non dovrebbe essere soggetta a copyright perche' e' uno screenshot fatto da me durante le mie febbrili ricerche video/episcopali

 Cooooooosa non mi salta fuoriiiiiiiiiiii!!!!!! Ma che robe proprio brutte non su Padre Georg che poraccio alla fine e' stato quello che ci ha rimesso di piu' ma su Sua Santita', con tutto il rispetto, ma tanto tanto tanto rispetto eh. Con la consueta sincerita' ed il modo diretto che ha di dire le cose -cavolo, assomiglia un po' a me- (che secondo me e' anche il motivo per cui se l'e' tirate addosso oltre che per il fatto che a 70 anni suonati din don dan e' ancora un omino mica da ridere mannaggia a lui e all'abito talare, secondo me erano tutti gelosi a mille) insomma ha detto che il giorno dopo che e' mancato Papa Benedetto che lui gli era rimasto appiccicato come un francobollo fino a qualche ora prima, Francesco lo piglia da parte (il buon Georg) e gli dice "ah bello mo' tu pigli e te ne vai al fresco coi tonni in riva al mar Baltico" cosi' con molta malagrazia e anche poca sensibilita' secondo il mio modesto parere visto e considerato che - me lo lasci ancora due giorni a piangere sulla tomba del suo Padre spirituale sto poraccio?- NO. Georg piglia i suoi due stracci e va in riva al Mar Baltico e ancora lo dobbiamo vedere adesso. Ma c'e' anche un'altra cosa che non volevo dire ma la dico, insomma la dico proprio alla buona cosi' ci capiamo, quando Benedetto se n'e' andato dal Vaticano, quando s'è dimesso insomma, sempre Francesco dopo un po' gli dice a Georg: "Adesso tu molli tutto qui in Vaticano e te ne stai con Benedetto a guardarlo, buono, buono, gli fai da badante e bon. Non ti preoccupare "piccolo ancelo", che quello che facevi tu glielo famo fa a quarcun'artro", et voila', liquidato dal Vaticano il buon Georg. La cosa bella pero' e' che Georg ha fatto come Garibaldi con il Re "OBBEDISCO" e Francesco secondo me ha rosicato non poco. Ma la chicca deve ancora arrivare che se non fosse che forse non si puo' lo pubblicherei, giuro, e' il video (andatevelo a vedere sempre su mediaset infinity) del Papa che dice durante la predica o omelia o come si chiama non me ne intendo "NON FATEVI SEDURRE DA FALSI IDOLI, DA PERSONE CHE PENSANO AD AFFARACCI LORO E CHE APPAIONO TROPPO" adesso le parole non son proprio queste ma le prime si' e il povero Georg che stava li' davanti con tanto d'occhi un po' perche' ancora piangeva per Papa Ratzinger un po' perche' "ma che sta a di' questo" insomma una delusione ho provato forse ancora peggio della faccenda degli animali...dai non fatemi sempre ripetere "non tenete troppi animali che poi state sempre dal veterinario fate bambini e portateli dai pediatri" brutalmente il senso era questo, insomma m'e' cascato proprio non un idolo certo senno' sarei anch'io attratta da falsi idoli, ma m'e' cascata l'idea proprio del senso di essere un uomo di chiesa; ma cosa vai a dire in faccia e pubblicamente pure delle cose cosi' offensive ad uno che solo perche' e' bello a te un po' girano e poi voglio dire adesso, ma pure Gesu' era un gran figo e se ne andava in giro a fare quel che gli pareva e che gli sembrava giusto e sacrosanto senza stare li' a chiedere tanto in giro se poteva o no (occhio Padre Georg che Gesu' ha fatto una pessima fine) altroché servizi su Vanity fair che poi era vestito di nero semplice semplice e ri-poi, diciamocela tutta...ma cavolo non siamo mica nell'anno zero siamo nel 2025 un po' di sportivita' e pure Papa Wojtyla (che papa meraviglioooooso era pure quello davvero, insieme a Benedetto, dolce, dolce caspita) sciava che manco Gustav Thoeni.


Foto pixabay non soggetta a copyright. Lui e' Gesu' e non credo sapesse sciare.

 Insomma per farla breve m'e' un poco, poco, pocolino caduto un mito che non so se si puo' definire un mito un Papa ma insomma andate a braccio e cercate di capire. Con questo per carita' auguro davvero, davvero il meglio a Francesco, che, come si dice parrebbe star rapidamente guarendo e gli auguro che prestissimo possa tornare nei luoghi vaticani, quali che siano non ci e' ancora dato saperlo, glielo auguro davvero con tutto il mio cuore (anche se prendo i betabloccanti ma vale lo stesso). Pero' il rappresentante del buon Dio (che quante ne deve vedere e sentire solo lui lo sa, il buon Dio intendo) sulla Terra non mi puo' uscire con ste cattiverie da vecchiette di paese quelle che stanno col foulard nero in testa a guardar le persone passare per la strada. NO cosi' non si fa, e ci arrivo pure io pensate un po'. E se lo sapevo prima non mi sbobbavo tutti sti bollettini catarrosi e anzi sapete una cosa? Lunga vita davvero a Francesco ma se capitasse il peggio, richiamate il buon Georg dai tonni, fatelo cardinale alla veloce ed eleggete lui Papa che dopo tutta sta 💩 che ha dovuto ingoiare mi pare il minimo (cosi' parlo' Enrica). Ed ora addio a tutti perche' dopo questo articolo credo che mi daranno in pasto ai cinghiali.


Il cinghiale non e' soggetto a copyright. Quel mucchietto scuro sotto al suo muso sono i miei poveri resti.




Enrica Merlo
per
MI MANCANO I FONDAMENTALI

Martedi' 11 marzo 2025


I termini "ciovane" e "piccolo ancelo" sono stati fraudolentemente presi in prestito da Il Trono del Muori (clicca) che spero non si arrabbi manco lui altrimenti qui ho tutta Italia che mi odia.  Il video di cui parlavo ve lo metto in link ma se ci tenete a vederlo fate veloce che adesso le dirette facebook durano solo 30 giorni ➡️ VIDEO

Betabloccanti ➡️ CHE SONO (clicca)

giovedì 6 marzo 2025

Passato e presente: crescere con genitori ANAFFETTIVI e accorgersene solo quando si è ADULTI 🥹

 

Immagine generata da me con AI


L'Amore è il primo nutrimento di un bambino. Pur non essendo un qualcosa di tangibile, quando viene a mancare crea durante la crescita un senso tale di solitudine e di abbandono da fare sì che il bambino/a si chiuda sempre di più, che cerchi piuttosto compagnie immaginarie che reali. L'anaffettività genitoriale non è necessariamente sinonimo di violenza o trascuratezza quanto piuttosto mancanza di tutti quei gesti che danno calore al bambino, abbracci, parole di conforto tanto da fare sì che crescendo senta di non essere degno di essere amato, di essere esso stesso/a la causa di quell' atteggiamento da parte dei genitori, quindi scatta il meccanismo che porta il bambino a doversela cavare da solo a non dover mai chiedere aiuto; questo atteggiamento spesso continua anche durante l'adolescenza e la post adolescenza quando ad una richiesta di un consiglio il genitore dimostra fastidio, senso di seccatura. Ci sono dunque tutta una serie di frasi che il bambino cresciuto nell'anaffettività pronuncia anche e soprattutto da adulto anche se non se ne rende conto:


1) NON MI PIACE CHIEDERE AIUTO

Spesso chi ha avuto genitori emotivamente distaccati ha imparato molto presto a cavarsela da solo. Anche il gioco diventa un momento di isolamento in cui il bambino tende a trovare luoghi in cui nascondersi per sentirsi protetto. Una qualsiasi richiesta di aiuto, anche piccola, viene percepita come un segno di debolezza o come qualcosa che non verrà accolto e quindi porta il bambino/a ad un forzato senso di autosufficienza, assolutamente non normale per un infante.


2) NON MI SENTO MAI ABBASTANZA

L'assenza di riconoscimento emotivo o di un qualsiasi tipo di approvazione da parte dei genitori porta ad un livello di insicurezza estremamente elevato. Chi cresce con genitori anaffettivi ha spesso l'impressione di dover dimostrare, anche quando non ve n'è la necessità, di essere più "in gamba" degli altri per meritarsi l'amore e l'attenzione genitoriale.


3) NON MI PIACE PARLARE DI ME

Nasce una sorta di chiusura anche da grandi. Persone che apparentemente sembrano molto aperte e solari hanno la tendenza a parlare di "altro" o "altri" e poco di se stessi e dei propri bisogni. Spesso non dimostrano, anche se lo vorrebbero, l'amore, l'affetto o il trasporto verso le altre persone, faticando anche a dire un semplice ti voglio bene o un ti amo. Il bisogno di proteggere il mondo interiore solitario a cui ci si è abituati con gli anni diventa una barriera contro il possibile rifiuto o l'incomprensione da parte dell'altro.


4) SE MI AMANO PRIMA O POI MI ABBANDONERANNO

Se un bambino/a ha avuto una carenza o instabilità affettiva sviluppa un dolorosissimo timore di essere abbandonato/a, dai genitori prima e dai compagni dopo, generando rapporti spesso sbagliati e rimanendo attaccati a persone erronee per anni pur di avere quella parvenza di cura e amore che spesso invece è soltanto sfruttamento da parte di persone che percepiscono la debolezza del soggetto, e che quindi inevitabilmente tendono a trarne profitto. Prima o poi le relazioni finiscono (ma ci mettono molto poiché il bisogno di rendersi "degni" diventa sempre più forte nonostante il rapporto sia palesemente sbagliato)  ma aumenta esponenzialmente anche la paura di non incontrare la persona che potrà darci quell'amore che in fondo ci era dovuto sin dalla nascita.


AI


5) NON VOGLIO PESARE SUGLI ALTRI

Questa frase agghiacciante è sinonimo di un bisogno indotto di autosufficienza  assolutamente estremo che nasce dalla paura di essere di troppo o di essere comunque rifiutati. L'assenza di un sostegno emotivo sin da bambini crea un adulto che nella maggior parte dei casi non chiede assolutamente aiuto anche quando ne ha un perentorio bisogno.


6) MI SCUSO ANCHE QUANDO NON HO FATTO NULLA

La responsabilizzazione eccessiva e spesso estrema di un bambino che cresce senza affetto genitoriale, genera un senso di costante bisogno di giustificarsi per evitare eventuali critiche o conflitti con chicchessia. In parole povere si ha la tendenza a giustificarsi anche quando non viene richiesto.


7) NON MERITO DI ESSERE FELICE 

Quando un bambino cresce senza sufficiente o totale mancanza di affetto/amore/supporto emotivo introietta l'idea di non essere degno/a di amore. Questo sentimento, in età adulta si concretizza nel sabotaggio della propria felicità e nella difficoltà se non nel rifiuto di accettare esperienze sociali effettivamente positive.


8) SE MI ARRABBIO RISCHIO DI PERDERE L'AFFETTO DEGLI ALTRI

In contesti familiari assolutamente anaffettivi esprimere contrarietà (anche quando si è nel giusto) può avere generato nei genitori (e da chi sennò?) rifiuto o indifferenza. Per questo in età giovanile o adulta si tende a reprimere la rabbia (anche quando sacrosanta) per evitare il conflitto, per paura di essere abbandonati o non amati. In questo modo si cade facilmente preda di persone che approfittano di questa docilità per i propri scopi.


9) NON VOGLIO DISTURBARE

Questa frase è tristemente lo specchio della sensazione che il bambino/a prova non essendo mai stato al centro dell'attenzione  dei genitori e quindi vuole minimizzare la propria presenza fisica ed emotiva quasi fino a scomparire, per "non dare fastidio". Crescendo poi aumenta la convinzione di essere perennemente un peso per gli altri e si ha la tendenza di ridurre al minimo le proprie richieste emotive anche se perfettamente giustificate.


10) NON SO COSA PROVO

L'anaffettività genitoriale spesso diventa nel bambino/a una disastrosa incapacità di dare un nome alle proprie emozioni. Chi è cresciuto in un ambiente povero d'affetto o sterile può sviluppare un ABC emotivo estremamente carente faticando spesso a capire cosa prova, ma soprattutto tenta di cambiare il verso ai propri sentimenti cercando quello in cui temporaneamente si sente meglio. Molto spesso nell'adulto c'è un completo rifiuto nel provare dei sentimenti particolarmente forti o coinvolgenti.

Il bambino/a non sufficientemente considerato o amato impara molto presto a bastare a se stesso, a provare il meno possibile perché comunque è consapevole che "le sue paure sono esagerate" e difficilmente qualcuno verrà in suo aiuto per consolarlo/a. Un bambino che cerca di eccellere o essere il più bravo possibile per capire se arriverà qualche risposta emotiva che non arriva mai crescerà con la famosa frase "non sono abbastanza" di cui si è parlato sopra. Cosa assai grave perché questo lo accompagnerà sino all'età adulta influenzandolo pesantemente. Queste frasi non sono solo frasi e basta: diventano convinzioni radicate e profonde tanto da diventare una sorta di seconda pelle, tanto da fare arrivare l'adulto a dare del proprio meglio per elemosinare anche le briciole dell'affetto che gli viene forse elargito. 


AI


E' possibile cambiare questo linguaggio interiore ma sarà frutto di un percorso estremamente duro e di una consapevolezza del fatto che si hanno queste problematiche, molto forte. La cosa migliore da fare è quella di cercare degli scopi, dei traguardi e delle realizzazioni che pian piano ci rendano uomini e donne migliori anche se non abbiamo ancora accanto quell'amore che potrebbe darci una mano.
Provare tanta rabbia o rancore ora, adesso in età adulta non è una scemenza o una cosa inutile!! E' semplicemente un modo di proteggerci e quindi è bene nn sentirci in colpa ANCHE per questo, lasciamo libere le nostre emozioni finalmente!! Quando teniamo a qualcuno siamo consapevoli o no che riusciamo a prendercene cura? E allora, perché non prenderci cura, come facciamo per gli altri, anche di noi stessi? Vediamoci come quel bambino/a, quel ragazzo/a che quando aveva bisogno di un abbraccio è stato ignorato ed impariamo ad abbracciarci a coccolarci ad essere indulgenti con noi stessi. Ci vorrà tempo, moltissimo tempo a volte (si parla anche di decenni ma non demordete) ma la forza che abbiamo accumulato in tutti questi anni ci aiuterà finalmente a liberarci dal pensiero della nostra inutilità ed invisibilità. Impareremo così a brillare a vedere noi stessi la nostra luce innanzitutto e poi...la vedranno anche gli altri!!

FOTO MIA 🩵

Grazie per questo articolo ai preziosi pensieri della dottoressa Ana Maria Sepe psicologa  e fondatrice della rivista Psicoadvisor e anche grazie a me che ho saputo mettere per iscritto senza copiare 😅questi sentimenti forti e difficili da dire ed ammettere.

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Enrica Merlo
Per
MI MANCANO I FONDAMENTALI

Giovedì 6 marzo 2025