domenica 15 marzo 2020

NON C'E' PIU' LA SCUSA DELLA FRETTA: ORA IL TEMPO C'E'... VIVETELO.


Cristina Gianola - immagine da facebook


Articolo precedente: http://www.mimancanoifondamentali.com/2020/03/scaccia-virus-rondissone-parte.html

Salve a tutti... il mio ultimo giorno all'aria aperta è stato il 21 febbraio per andare a fare una visita-chiacchierata in ospedale. Insomma le uscite, quelle belle e da tempo centellinate sono passate da un pò di tempo. Ma grazie al Cielo in casa abbiamo tutto, abbiamo noi. Vedo più volte la giorno la mia mamma (anche lei è immunodepressa) su whatsapp. Vedo tutti i giorni mio zio Franco... sempre su whatsapp... alla sera ci facciamo la nostra chiacchierata. E durante il giorno vedo le amiche; ieri ho visto Cristina dal Cile, mentre era in pausa pranzo dal lavoro, usiamo la tecnologia, USIAMOLA.
Sono davvero stufa ed arcistufa di leggere di persone disperate, che si sentono prigioniere. Ora... la prigione è un'altra cosa. Siamo a casa. Nelle nostre case. Per anni ho sentito donne lavoratrici che lamentavano di non poter mai stare a casa... ora sono a casa e si lamentano.
In casa si possono fare mille cose, dipingere, disegnare, fare decoupage, bricolage, aggiustare cassetti e sportelli che da anni sono in attesa di manutenzione. Si può cucire, lavorare a maglia, ricamare.
Si può leggere e se si è talmente pigri per leggere... si possono ascoltare un'infinità di audiolibri, si possono fare lezioni di lingue straniere, vedere film, ascoltare buona musica, scrivere.

Perchè non scrivere un diario di qusti giorni? Ognuno di noi può mettere nero su bianco i propri sentimenti, le proprie aspettative, i propri obiettivi per quando usciremo nuovamente per la strada. Oggi un'amica mi diceva che era triste per non poter andare ad abbracciare il suo nipotino nel giorno del suo compleanno. Io le ho ricordato che più di otto anni fa io mi sono risvegliata intubata...

Immagine da Pinterest; grazie.


Ero confusa.
Mi hanno detto che non ero più in pericolo di vita. Erano passati 15 giorni da quando il mio corpo mi aveva tradita. Avevo molto dolore alla schiena (7 vertebre rotte) ed un taglio sullo stomaco dal seno al pube. Drenaggi ovunque e un buco sulla sinistra, la mia stomia, quella che mi ha salvato la vita. Nel collo un accesso venoso da dove ricevevo flebo e facevano gli esami del sangue. Ero PARALIZZATA. Non potevo muovere nulla, non controllavo la testa. QUELLA era una vera sensazione di progionia... chiedevo che mi slegassero, ero convinta di essere legata, invece ero pogioniera del mio corpo.

Non è una bella sensazione, no, non lo è.

Ma ho capito che ero sopravvissuta. Tutti mi spiegavano che non era stato facile riprendermi, più volte. Ed io sono eternamente grata a tutti i medici, rianimatori, infermieri ed oss che mi hanno assistita. Mio marito e mia mamma mi hanno aiutata a non impazzire, a pormi degli obiettivi, muovere un dito, poi due...
Essere lavata, medicata, vestita per mesi a letto è stato molto doloroso fisicamente, spesso svenivo dal dolore.

Ero prigioniera del mio corpo.

Io non sono mai stata una grande sportiva ma amavo molto camminare, nuotare... dipingevo in casa, disegnavo sulle pareti, ho tinteggiato tutti i tombini, le persiane in legno della nostra casa in campagna... ricamavo, creavo oggetti con stoffa e colla. Decoupavo tutto quello che volevo cambiare, cucinavo mi piaceva fare torte, soufflé, biscotti. In inverno alla domenica sera, facevo la pizza; la preparavo nel pomeriggio per farla poi lievitare con calma al caldo vicino al termosifone. Mi piaceva organizzare pranzi e grigliate per gli amici nella casa di campagna... mi piaceva guidare con la musica alta... da sola... mi piaceva viaggiare.

Ora non potevo bere da sola, non potevo nemmeno toccarmi la punta del naso da sola, non potevo muovere le gambe. Faceva molto caldo, sentivo il calore del corpo fermo nel letto ma non potevo muovermi nemmeno di un millimetro.
Questo è uno dei tanti modi di sentirsi prigionieri. Prigionieri del proprio corpo. Nonostante tutto dovevo e VOLEVO essere lucida per parlare con i medici, per fare amicizia con la mia compagna di stanza, per ascoltare quello che mia mamma mi raccontava o mi leggeva. Volevo essere lucida per quando arrivava Amerigo dal lavoro... volevo ascoltare la sua giornata, ma ero prigioniera e non in casa mia, lo ero in un letto di ospedale ad Alba a 50 km da Torino. 
Dopo più di due mesi sono stata trasferita al Cottolengo a Torino, sempre a letto, sempre prigioniera e la sentenza era che così sarei rimasta.

Invece ho ricominciato lentamente a muovermi, ad usare le mani. Rimango a tuttoggi prigioniera di un corpo che sì, ha recuperato tanto, ma ancora tanto deve fare.
Però sono nella mia casetta, tra i miei quadri, libri, cd, tv... ho imparato ad usare le mani in modo differente, usando le dita che funzionano. Quando le mani me lo consentono ho ripreso a disegnare, ricamare, dipingere altrimenti leggo, scrivo, ascolto musica, scelgo dei bei film... e detto gli ordini ad altri su come mantenere la casa. Perchè la casa deve essere sempre accogliente e pulita. Io sono "prigioniera" in casa da più di otto anni. Ogni mattina tuttavia non rinuncio, anche se è faticoso, ad una doccia profumata, al mio deodorante ed al mio profumo.
Non devo uscire, non devo forse vedere nessuno... soprattutto adesso, ma è questione di amor proprio, io mi voglio bene, lo devo a me stessa.

Ma veramente per tanti è così difficile stare in casa con i propri cari?
Cercate di capire che questa potrebbe essere una NUOVA OPPORTUNITA'  per parlare, per confrontarsi, per ascoltarsi.
Non c'è più la scusa della fretta, ora il TEMPO c'è. VIVETELO.




Cristina Gianola
per 

15/03/2020




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