martedì 18 aprile 2017

INTERNET E LA COMUNICAZIONE IN TEMPO DI GUERRA

Image from google

Sono storie, sono sempre e solo storie ma sono tempi bui e tocca anche meditare.


Accidenti sto poco bene ed è una cosa che mi capita spesso ultimamente; probabilmente l'ennesimo virus gastro-intestinale che mi ha colpita almeno venti volte da quando è cominciato l'inverno. Peccato che ora sia primavera e si stia anche discretamente. Sono a letto e sto leggendo un malloppone da ottocento pagine che ho già letto una volta e che è ambientato negli anni della seconda guerra mondiale, in Gran Bretagna, in Cornovaglia, in parte a Singapore, per farla breve una storia abbastanza sfigata di una ragazza che tutto sommato potrebbe anche star bene se non ci fosse la guerra ma c'è la guerra con tutti gli annessi ed i connessi del caso, più disgrazie che buone notizie pur trovandosi spesso tra morbidi guanciali e tende di seta cruda e moquette in Cadogan Square o da quelle parti lì, ragazza che sarebbe fortunata, ereditiera grazie ad una zia stordita che si è schiantata in un incidente stradale nel bel mezzo delle verdi collline della Cornovaglia ma c'è la guerra, c'è la guerra. 
Ed in questo periodo è una cosa che mica ci è tanto lontana visto e considerato che quell'irresponsabile statunitense con vistoso riporto di capelli di un colore che varia da pannocchia slavata a prosciutto cotto immerso in mare per un mese continua a giocare con i suoi missiletti e missiloni e c'è solo da sperare che la mattina quando si sveglia si metta prima gli occhiali e non sbagli bottone.


Eccolo qua il simpaticone che sta turbando tutti i nostri sogni.



 Io comunque continuo a preferire questo di Donald.


Ma non è questo l'argomento del mio articoletto, anzi. Dicevo, sto leggendo questo romanzo. E la costante di questo romanzo che vi dirò pure dopo come si intitola, è la corrispondenza, le lettere insomma, spedite e ricevute. Uno stillicidio drammaticissimo di lettere spedite e molto, molto dettagliate la quale risposta non arriva che un mese dopo quando va bene, due mesi o tre quando comincia ad andare male, non arriva proprio quando la situazione precipita. E naturalmente la povera, ricca ragazza sfigata mica scrive  così per beneficenza, scrive a persone che ama, genitori, fidanzati, amici, persone carissime. Un'ansia che non vi dico. Io non posso nemmeno immaginare VERAMENTE cosa si potrebbe provare a non sentire una persona per UN MESE. Pazzesco.

Una lettera di guerra trovata su google image che tristezza  😢

Penso a come potremo ritrovarci noi, malati telematici terminali senza più poter comunicare con le persone a cui teniamo. Io, e ve lo dico in tutta franchezza, ho qualche problema a rimanere qualche ora senza sentire quelle una o due persone a cui voglio bene, vuoi via messenger o via whatsapp. Se poi l'attesa si prolunga per un giorno sono già sudori non parliamo poi di GIORNI...due o tre giorni sono impensabili assolutamente impensabili, divento come una specie di criceto impazzito che gira senza sosta nella ruota. 
Eppure come sarebbe tanto più sano, più bello e più distensivo anche solo, non dico essere obbligati a stare un mese aspettando di ricevere una lettera, ma poter contare sul vecchio e caro telefono, con una bella telefonata alla sera, rilassata, attesa con gioia, raccontandosi cosa si è fatto durante la giornata senza doverlo già sapere nei minimi particolari perchè su facebook c'è di tutto e di più. Come sarebbe bello tornare indietro, solo di un pochino. Come sarebbe bello potere guarire finalmente da questa smania di sapere ciò che accade nel momento esatto in cui accade. E poi alla fine basterebbe affacciarsi al balcone e chiamare a gran voce i vicini di casa e parlargli e poi alla fine basterebbe prendere l'auto e dopo nemmeno trenta minuti di strada parlare vis a vis con amici, parenti, mariti, mogli, fidanzate e via discorrendo se son lontani o quasi. Come sarebbe bello e desiderabile ed auspicabile. Siamo talmente presi a sapere tutto di tutti in qualsiasi momento che quando salteremo tutti per aria non l'avremo nemmeno sospettato troppo presi a spiare i nostri contatti su facebook. 
Io allora mi sforzo di pensare alla giovane Judith Dunbar a cui hanno ammazzato un fidanzato mentre difendeva le coste britanniche e quindi non ha più ricevuto notizie obviously, ai suoi genitori che stanno a Singapore e ti voglio vedere far arrivare una lettera nel 1942/43 in pieno conflitto che poi a quanto pare finiscono pure in Australia, alla zia alla quale hanno ammazzato un figlio, all'amica che ha visto due volte il fidanzato disperso e questa è solo la minima parte (ma che cavolo di libri leggo dunque, qualcosa di più allegro no?). Beh fattostà che quando uno è lì disteso a letto ci pensa eccome se ci pensa. Siamo messi malissimo, un giorno di questi quei pazzi che ci governano chiuderanno tutte le comunicazione e noi che faremo? La maggior parte impazzirà ma davvero, l'altra piccola parte si rimboccherà le maniche e ritornerà a vivere una vita normale perchè lo splendore della vita consiste nelle nostre azioni, in quello che riusciamo a mettere insieme durante una giornata per poco che sia altrochè balle, io mi auguro di far parte della minoranza nel caso in cui questo dovesse avvenire.
Meditiamo che forse è meglio e cominciamo a comprare della bella, sana e profumata carta da lettere, che bei tempi erano quelli (non necessariamente quelli della guerra...io e la mia amica Evita quando eravamo piccole ci scrivevamo una lettera alla settimana e lei stava solo a Biella, tanto per farvi capire). Mi date un pochino ragione? Solo un poco?


Baciatevi di più e state meno su facebook.


Qui MI MANCANO I FODAMENTALI 
18/04/2017

Il libro citato è RITORNO A CASA di Rosamunde Pilcher, roba per romanticone ma nemmeno tanto.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.