venerdì 22 febbraio 2019

Vaclav Fomič Nižinskij: una vita in punta di piedi 🎻


Una posa "antico egiziana" di Nižinskij; l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Aticolo precedente: http://www.mimancanoifondamentali.com/2019/02/the-imitation-game-visto-piaciuto.html


Vaclav Fomič Nižinskij  fu un ballerino e coreografo ucraino di origine polacca nato a Kiev il 12 marzo del 1890. E' universalmente riconosciuto essere uno dei ballerini più dotati della storia per la sua bravura e per l'intensità delle sue interpretazioni. A San Pietroburgo si iscrive e frequenta la "Scuola di Ballo Imperiale" nel 1900 con i migliori maestri dell'epoca; a 18 anni già si esibisce in ruoli da protagonista. La svolta nella sua vita avviene quando conosce Sergej Djagilev un ricco mecenate che amava promuovere l'arte in tutte le sue forme all'estero specie in quel di Parigi.  Nižinskij e Djagilev diventano amanti e lui decide di prendere in mano la sua carriera artistica.

Nel 1909 Djagilev organizza una tournée proprio a Parigi con la sua compagnia di cui Nižinskij e Anna Pavlova sono le due étoiles. Lo spettacolo ottiene un successo strepitoso tanto da aprire loro tutte le porte dei circoli artistici europei più conosciuti. Sulla scia di questo fulminante successo Djagilev decide di creare la compagnia "Les Ballets Russes" che diventerà una delle più grandi dell'epoca anche grazie alla conduzione del coreografo Michel Fokine.

Sia la vita sentimentale che quella professionale di Nižinskij   e Djagilev viaggiano di pari passo dal 1909 sino al 1913 con vari alti e bassi, litigi ed incomprensioni varie spesso oggetto di feroci pettegolezzi nell'ambiente fino a che Nižinskij non decide di sposarsi; questo segna la fine della relazione amorosa e, in parte, anche di quella professionale.


Una strepitosa posa di Nižinskij ; assolutamente avanti se si pensa che si è all'inzio del '900!! - L'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Le coreografie di Fokine esaltano particolarmente il talento naturale del ballerino: parliamo di "Le Pavillon d'Armide" con le musiche di  Nikolaj Cerepnin), "Cleopatre" sulle musiche di Anton Arenskij o una sua esecuzione di un pas de deux dalla "Bella Addormentata" di Cajkovskij in cui particolarmente eccelleva.
Rientrato al teatro Mariinskij ne viene espluso da lì a poco per uno scandalo che riguardava la sua omosessualità. Rientra dunque nella compagnia di Djagilev il quale è ben contento di riaverlo indietro ed incentra sulla stella del ballo tutto il programma del teatro curato come sempre dal coreografo Fokine. Degni di nota sono le interpretazioni de "Le Spectre de la Rose" di Karl Maria Von Weber e "Petruska" di Igor Stravinskij. Con l'onnipresente supporto di Djagilev  Nižinskij scopre di avere delle notevoli qualità anche come coreografo producendo ben tre balletti "Il pomeriggio di un Fauno" (L'apres-midi d'un faune) del 1912,  "Jeux" del 1913 su musica di Claude Debussy e "La sagra della Primavera" su musica di Igor Stravinskij.


Un'intensissima immagine tratta da "L'apres-midi d'un Faune" - l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Da sempre possessore di uno stile davvero unico tanto che i suoi balletti prendono da subito le distanze dallo stile proprio dell'epoca, prediligendo movimenti angolari, figure plastiche innovative e posizioni degli arti assolutamente nuove (basti vedere la prima fotografia: si riferisce al periodo storico in cui avvengono i primi scavi intorno alla tomba del faraone Tutankhamon -1922 circa- e l'Antico Egitto diventa quasi una moda; virale diremo noi e Nižinskij sa interpretare magnificamente questa nuova ossessione); tutta questa innovazione unitamente alla musica non certo tradizionale di Stravinskij causano per contro dei disordini al Teatro degli Champs-Elysées quando "La Sagra della Primavera" debutta a Parigi il 29 maggio del 1913. Ne "Il pomeriggio di un Fauno" viene addirittura accusato di masturbarsi alla volta della sciarpa di una ninfa. 

Nel 1913 la compagnia "Les Balletts Russes" parte per un tour in America del sud senza però Djagilev il quale soffriva di grande terrore alla volta dei viaggi transoceanici. Proprio sulla nave che li porta a destinazione però Nižinskij  conosce colei che diverrà sua moglie, la contessa ungherese Romola De Pulszky grande ammiratrice del ballerino e che si vocifera abbia fatto di tutto per viaggiare sulla stessa nave con lui. Che fosse amore o meno comunque si dice anche che Nižinskij abbia sposato Romola in modo da potersi affrancare dalla dipendenza nei confronti di Djagilev, grazie al cospicuo patrimonio di lei.

Comunque sia non fu a quanto pare un grosso affarone per lui: donna volitiva, pragmatica e molto forte il suo carattere mal si sposava con l'indole estremamente sensibile di lui e si dice che fu proprio da quel momento che Nižinskij cominciò lentamente ma inesorabilmente a scivolare nella pazzia. In uno dei suoi diari infatti scrive: "mia moglie è una stella che non splende..."

Nižinskij ritratto da George Barbier per "Le Spectre de la Rose" del 1911 - l'immagine potrbbe essere soggetta a copyright 

Ritornato in patria viene licenziato da Djagilev, furioso dalla gelosia, tenta di fondare una propria compagnia a Londra tentativo che fallisce per problemi amministrativi.
Comincia così il lento ma inesorabile declino della sua stella. Durante la Prima Guerra Mondiale in quanto cittadino russo viene internato in Ungheria. Grazie all'onnipresente Djagilev riesce ad espatriare per un tour in America del nord nel 1916.
Sono proprio i ballerini della compagnia che gli stanno accanto a scoprire l'inizio di quella che diverrà "dementia praecox" (quella che comunemente viene indicata come schizofrenia); Vaclav soffre il fatto che qualcuno di non ben identificato sia più bravo di lui e ha il costante terrore che le botole del teatro si aprano mentre lui sta ballando. La sua carriera termina di fatto, tranne qualche sporadica apparizione sulle scene negli anni appena successivi, nel 1919 quando, dignosticata la schizofrenia la moglie lo fa ricoverare in Svizzera affidato alle cure dello psichiatra Eugen Bleuler. 
Purtroppo Nižinskij trascorre il resto della sua vita entrando ed uscendo dagli ospedali psichiatrici, forse davvero, non ha fatto un affarone a sposare la miliardaria.
Muore in una clinica di Londra l'8 aprile del 1950, viene sepolto quivi e poi la sua salma traslata al cimitero di Montmartre a Parigi accanto alle tombe di Gaetano Vestris, Théophile Gautier e Emma Livry.


La tomba di  Nižinskij a Parigi - l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Da tre quaderni che scrisse nel 1919 quando cominciò ad avere sentore della sua malattia, chiamati "I Diari" quel che emerge è che Nižinskij fosse  un uomo forse troppo fragile per la mole di responsabilità emotiva sulle sue spalle e con un grande amore per l'umanità e per il regno animale tanto da decidere di divenire vegetariano. Un elemento che dichiara la sua doppia personalità sono i dialoghi contenuti all'interno dei diari in cui dice di essere in contatto con un'entità che lui chiama Dio e che è presente in lui e dalla quale dipendono tutte le sue decisioni. Avverte anche la profonda preoccupazione della moglie e dei medici tanto da scrivere di temere di essere chiuso in un manicomio.

A sua consolazione potrei dire, in via del tutto personale e perché questo personaggio mi è piaciuto tantissimo, che fosse veramente troppo avanti per i suoi tempi e financo per i nostri. Vivesse oggi non è che ne avrebbe, ne sono certa, grande giovamento. Il punto è che i GRANDI, quelli veri, sono come sono e sono così grandi anche in virtù delle loro estreme debolezze che ne fanno degli esseri speciali. Au revoir dolce Nižinskij che danzi tra le nuvole.


Un bellissimo fotogramma tratto da "L'apres-midi d'un Faune" - l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright








Enrica Merlo 22/02/2019


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