venerdì 26 giugno 2020

AMICA ORTICA 🌿: alcune proprietà di una pianta sottovalutata.



Ortica: URTICA URENS foto mia


Voglio parlarvi oggi di un ingrediente saliente dell'ultimo shampoo solido che ho creato per GLI AROMI DI CLEOPATRA, ovvero lo SHAMPOO ALL'ORTICA DI MONTAGNA. Ma torniamo alla nostra amica ortica... amica? Vi chiederete? Ma non è "urticante"? Sì è anche urticante ma ha un sacco di grandi qualità sentite un pò.

Ho ricominciato a produrre a pieno ritmo le mie "magie saponose" in questo luogo così speciale. Mi sono svegliata di buon mattino e sono andata a raccogliere... le riconoscete vero? Delle belle foglie di ortica per produrre lo shampoo (ci vuole l'infuso che si deve raffreddare quindi i tempi si allungano un pò).
Innanzitutto vi racconto qualcosa di particolare sulle ortiche. Spesso disprezzate per il loro carattere, come dire, un tantino "frizzante", sono invece foriere di moltissime qualità. Innanzitutto si dividono in due specie: l'URTICA URENS caratterizzata da foglie piuttosto tondeggianti e l'URTICA DIOICA che ha invece foglie più aguzze. Entrambe le specie hanno comunque le medesime qualità, io ho usato l'URENS per l'infuso e la DIOICA da aggiungere tal quale (ma triturata) nel composto saponoso.


Ortica: URTICA DIOICA foto mia

L'ortica è ricca di FLAVONOIDI (sostanze amiche dei capillari e dei vasi sanguigni), contiene un sacco di sali minerali, per citarne alcuni, CALCIO, NICHEL, POTASSIO, FOSORO e tanto, tanto FERRO. Per non parlare poi delle vitamine: B1, B2, B6, C, D, K, (l'avreste detto?) e poi i preziosissimi ACIDO PANTOTENICO e ACIDO FOLICO. Per quanto riguarda i capelli ed il cuoio capelluto ne elimina l'acidità e le scorie ed ha una notevole forza astringente per questo viene utilizzato da chi ha capelli piuttosto grassi (azione seboregolatrice). Lo shampoo l'ho fatto tre giorni fa e alla fine di questo articolo vi lascerò il link per poterlo vedere sulla mia pagina facebook. Sarà stagionato soltanto il 3 agosto (ovvero sarà utilizzabile soltanto da questa data) ma se lo desierate contattatemi e sarò felice di tenervelo da parte, essendo una produzione artigianale il numero degli shampoo è piuttosto ridotto.


SAPONE ALL'ORTICA DI MONTAGNA: clicca QUI (HERE) per maggiori informazioni/more info

Da GLI AROMI DI CLEOPATRA.




Enrica Merlo
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ALPETTE 26/06/2020

mercoledì 17 giugno 2020

REN HANG: QUANDO LA CENSURA DIVENTA VIOLENZA NELL'INTIMO.


REN HANG - immagine dal web



In un momento storico in cui la Cina è molto discussa sia positivamente che negativamente, vi voglio raccontare di un personaggio estremamente significativo ed attuale all'interno della cultura cinese odierna. 
REN HANG fotografo e poeta nato il 30 marzo del 1987 a ChangChun (Jilin) è noto per i suoi ritratti rappresentanti dei nudi (a cui hanno partecipato in linea di massima dei suoi amici) e per la sua carriera pressochè fulminea anche se estremamente sofferta. Le sue opere sono state percepite in netto contrasto all'interno di una società come quella cinese dove nel nudo non esistono sfumature: è pornografia, punto. 
Invece i suoi nudi vogliono rappresentare una coscienza rinata ed una presa di posizione onesta del corpo in quanto tale senza strumentalizzazioni, pura espressione artistica e sincera. Il suo nudo ha rappresentato l'eleganza, la purezza, non la volgarità.  Nonostante tutte le sue buone intenzioni Ren Hang fu arrestato numerose volte dal governo cinese. Malgrado questa scomoda e difficoltosa situazione ha sempre rifiutato di lasciare la sua patria, o per meglio dire la sua generazione anelante a respirare aria nuova, diversa, a liberarsi dai dubbi ed ombre trascinati da secoli di rigide convenzioni. Si sentiva quasi responsabile della riuscita del cambiamento e per se stesso e per chi lo circondava.


La ragazza con il cigno 2015 - immagine dal web

Sebbene non sia mai uscito dai confini del suo paese Ren Hang ha cominciato quasi immediatamente ad esporre all'estero: Amsterdam e Stoccolma tanto per fare qualche esempio, quando è morto aveva due personali attive. Sì, perchè Ren Hang, non ancora trentenne si è tolto la vita nel 2017 vinto dalla depressione e dalla conseguenza dello sforzo immane di farsi comprendere in un paese, il suo, che non aveva la minima intenzione di comprenderlo, pensando fosse più semplice tutto rimanesse tale e quale. Cercare e trovare la libertà per sè e per la propria generazione è parso dunque a questo artista armato di nobili intenzioni, un compito titanico.


Kissing roof 2012 - immagine dal web

Per commemorare, o meglio, per rendere giustizia al lavoro e alle opere e all'Artista stesso tanto determinato quanto fragile, è stata inaugurata a Prato (dove ricordo esiste una delle più numerose, solide ed integrate comunità cinesi in Italia) per l'esattezza al Centro Pecci la cui direttrice è Cristiana Perrella, una personale con novanta fotografie di Ren Hang; la personale sarà visibile sino al 23 agosto.
Belle le parole della Perrella che asserisce: "... qui nessuno vuole scioccare, piuttosto creare dei ponti" (cit) e ancora "...un Museo ha il dovere di rappresentare la Comunità" (cit) parole illuminate ed illuminanti e continua ancora "Ren Hang ha rotto degli schemi con coraggio, è stato ostacolato con violenza perchè sommava due strappi. Alla tradizione e al divieto comunista che imponeva abiti unisex e tre colori, verde, grigio e nero per tutti. Non era un provocatore, più un idealista" (cit). Sarebbe bello scoprire la sua reazione a questa sua nuova esposizione, proprio in questo momento storico, proprio nel nostro paese.



Enrica Merlo
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17/06/2020 - INTERSTELLAR

lunedì 15 giugno 2020

Sua Maestà "LA PUNTA QUINSEINA"; le belle leggende della natura.



"La Punta Quinseina" foto mia



Vi parlo oggi di una montagna bellissima nell'altrettanto bellissima cornice delle Alpi Piemontesi. Trattasi della PUNTA QUINSEINA (o anche Quinzeina) un possente monte di 2344 metri s.l.m. nel settore delle Alpi Occidentali (Alpi Graie) facente parte del Parco del Gran Paradiso che con il Monte Giavino forma il supergruppo de "La Rosa dei Banchi". E' situato tra i comuni di Frassinetto e Castelnuovo Nigra (provincia di Torino) mentre il suo versante sud-est è parzialmente incluso nei comuni di Colleretto Castelnuovo e Borgiallo. La Quinseina è collocata tra la Val Soana e la Val Sacra entrambe attraversate dal fiume Orco. 
A circa 500 metri dalla vetta si trova una cima secondaria chiamata Punta di Santa Elisabetta (2231 m) dal nome dell'omonimo santuario che sorge ai suoi piedi.
Sulla cima propriamente detta della Quinseina e su quella di Santa Elisabetta sono state erette due grandi croci metalliche le quali sono visibili nelle giornate più chiare anche dal versante dove si trova Alpette. 

La Quinseina è l'ultima cima di una certa rilevanza nel punto che separa verso est la Val Soana da tre brevi valli che digradano verso la pianura ovvero, la Val Chiusella, la Val Savenca e la Val Sacra. A nord-est la Quinseina è separata dall'adiacente "Punta di Verzel" dalla depressione detta "Pian dei Francesi" che si trova a 2168 m. s.l.m. e che dà alla Quinseina la caratteristica forma a due punte (se vista di fronte) che la fa assomigliare tanto ad un vulcano (vedi foto qui sopra).


La Rosa dei Banchi - foto mia

Alcune curiosità: come abbiamo appena detto, se vista dal basso canavese la Quinseina ha la forma di un vulcano ma se la si guarda da altre angolazioni (arrivando da Ivrea per esempio) appare magicamente la forma di una fanciulla dai capelli lunghi che riposa con il viso rivolto al cielo. Proprio per questo motivo dunque, la Quinseina viene anche denominata "la Bella Addormentata" o anche "La Bella Dormiente". 


La Bella dormiente - immagine dal web

A proposito di belle fanciulle dormienti, leggendo la  storia della descrizione della Quinseina mi è tornata alla mente una leggenda di origine polinesiana dove si narra della Dea benevola Te Fiti creatrice di isole ricche di alberi da frutto che volendosi riposare dalle sue fatiche divine decise di sdraiarsi sul fondo del mare formando essa stessa una bellissima isola dalla forma di donna dormiente.
Che dunque si sia in Polinesia o nel Canavese la natura, questo è certo, ci riserva sempre delle grandi meraviglie, non lo pensate anche voi?


La Dea Te Fiti - immagine dal web

Nelle giornate particolarmente terse e ventose non è raro ammirare gruppi numerosissimi di sportivi che praticano parapendio lanciandosi dalla punta della Quinseina.

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Enrica Merlo
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MI MANCANO I FONDAMENTALI

15/06/2020 - LA QUINSEINA

venerdì 12 giugno 2020

RICORDANDO SANDRO CATTIN, ULTIMO MASTRO RAMAIO.


SANDRO CATTIN al lavoro - immagine dal web


Alpette 12 giugno 2020.

Abbiamo stamane appreso con costernazione della scomparsa nella notte di SANDRO CATTIN, uno degli ultimi Mastri ramai in Piemonte (se non in tutta Italia). Seriamente malato da tempo aspettavamo tuttavia, proprio per domani, il suo ritorno a casa. 

Sandro Cattin nasce a Caravino, comune noto per essere sede del celebre Castello di Masino, il 21 dicembre del 1956. Sandro si traserisce parecchio tempo addietro ad Alpette, comune facente parte del Parco del Gran Paradiso dove peraltro da decenni è attivo l'Ecomuseo del Rame, Lavoro e Resistenza adiacente il quale era attivo proprio il suo laboratorio. Di carattere schivo ma schietto, Sandro adorava il suo lavoro e negli anni scorsi, in concerto con il Comune di Alpette aveva organizzato, dal 2012 se non erro, dei corsi per la Scuola Primaria locale dove insegnava ai bambini i principali rudimenti della lavorazione del rame. L'attività didattica è proseguita per molti anni (nell'estate del 2014 vi ha preso parte anche mia figlia). Inoltre Sandro Cattin era attivo promotore della "Festa dei Magnin" che si tiene solitamente nel mese di luglio ad Alpette


Sandro Cattin durante una adelle sue lezioni al laboratorio - immagine dal web

I Ramai vengono detti anche "Magnin"; Ma chi è il MAGNIN e da dove ci giunge questo termine? Designa l'antichissimo mestiere del lavoratore del rame in lingua piemontese e dal vocabolario Dal Pozzo è definito proprio colui che si dedica unicamente alla lavorazione del rame. A seguito una foto con interessanti informazioni.


Immagine dal web

Generalmente il Magnin era anche stagnino, calderaio e riuniva dunque tre ruoli in uno stesso mestiere. Il lavoro del Magnin consisteva nel battere, sagomare, martellare il rame fino a giungere al prodotto finito ma anche nel riparare le pentole rotte (sempre e rigorosamente di rame) con lo stagno. Quando il Magnin era anche stagnino in genere errava per le borgate ed offriva il suo servizio di riparatore di stoviglie attività basilare per tutte le famiglie di un tempo. Ad ogni buon conto i Magnin odierni sono pochissimi e non eseguono più lavori itineranti. 


Sandro Cattin al lavoro nel suo laboratorio - immagine dal web

Alpette era chiamata anticamente "La terra dei Mastri ramai" per la presenza di ben cinque miniere di rame sul suo territorio. Venuti da una durissima scuola di vita che metteva avanti non la teoria quanto piuttosto la pratica ed il duro lavoro sul campo (anche oggi) i Magnin eseguivano dunque il loro prezioso lavoro nei pressi della piana di Castellamonte/Cuorgnè portando sulle loro spalle un capiente "cabass" (gerla) che conteneva tutti gli attrezzi per poter mettere in piedi, ovunque fossero, un piccolo laboratorio di ramaio. Un lavoro durissimo, in tempi antichi assolutamente vitale per le comunità del canavese ed oggi a maggior ragione ancor più prezioso non solo del rame ma anche dell'oro poichè praticamente scomparso. Oggi Alpette piange l'uomo, ma forse anche l'ultimo rappresentante di un mestiere ultracentenario.


Sandro Cattin nel suo laboratorio ad Alpette - immagine dal web

Personalmente piango la scomparsa di un uomo provato dal duro lavoro, coriaceo, rude ma autentico come pochi esistono ancora, le cui luci accese non vedrò più dalla mia finestra. Che la terra ti sia lieve Sandro tu che hai vissuto una vita tutt'altro che lieve e che da lassù tu possa ispirare qualcuno a seguire le tue orme.


Sandro Cattin - immagine dal web

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Enrica Merlo
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12/06/2020 - ALPETTE

mercoledì 10 giugno 2020

LA NATURA CI SALVERA' (se ci lasceremo salvare) 🦅 ALTRIMENTI SICURAMENTE RIMARREMO INDIETRO.


Foto di TheOtherKev pixabay


Era da un pò che non mi facevo vedere, è sempre un dolore per me abbandonare temporaneamente il mio blog ma a volte la vita impone delle scelte, o una cosa o un'altra, raramente il multitasking, quando si tratta di cose serie, funziona. Ma torniamo a noi.

Ho traslocato. Un sogno che cullavo da tempo e che, vuoi una maggiore decisione, vuoi essere stata una scelta meditata ancor più profondamente durante il lockdown (che io preferisco chiamare clausura o prigionia che dir si voglia). Ovviamente non che potessi permettermi una ditta di traslochi con tutti i crismi quindi, non appena i nostri magnanimi politicanti ce lo hanno permesso, io e mia figlia abbiam preso la Panda e abbiamo fatto sù e già almeno venticinquemila volte nel giro di poco più di un mese per trasportare "i nostri quattro stracci" com si suol dire. Vi chiederete ora, ma che caspita c'entra il trasloco, la Panda e tutto il resto con il titolo? Un momentino, che ci arrivo.

Non do informazioni troppo personali, un pò perchè non lo ritengo necessario, un pò perchè voglio salvaguardare l'incolumità dell'essere vivente di cui andrò a raccontarvi a breve.

Il tragitto che percorrevamo ogni volta era più o meno di 45 km metro più metro meno. All'incirca  a metà percorso, sulla strada per un paese che non vi nomimo sennò poi capite di che parlo (non che io pensi che voi che mi leggete siate dei bracconieri ma sul numero spesso c'è anche qualche malintenzionato) ci capitò sin da subito di fare un incontro davvero sigolare: si trattava di un bellissimo falco, sì proprio un falco, giuro, che sostava su un cartello stradale proprio sul bordo della strada. Poichè passavamo da lì più o meno sempre alla stessa ora ci capitava quindi di vederlo sempre, con qualche variante, tipo su un altro cartello o su un albero lì vicino, insomma, sempre e comunque visibile.
Un giorno, speciale non so dirvi come, probabilmente queste meravigliose creature (come del resto tutti gli animali) hanno una particolare sensibilità e quindi riconoscono il rumore della macchina oppure delle voci perchè avevamo a quel punto il vezzo di farci sentire tenendo i finestrini aperti, capitò che il nostro regale amico facesse un bel volo ad ali completamente spiegate proprio davanti al muso della nostra macchina tanto da farmi frenare (anche se già andavo piano per individuarlo). Ho ancora perfettamente davanti agli occhi quella spettacolare dimostrazione di forza, regalità e di amicizia a questo punto... sì perchè eravamo diventate amiche di questa perfetta e straordinaria creatura. 



Immagine da pixabay

Da quel momento sì limitò a rimanere sul solito cartello stradale o, se passavamo ad un'orario diverso, potevamo vederlo volare maestosamente intorno al suo piccolo regno. Ed ogni volta che passavamo abbassavamo i finestrini e lo salutavamo a gran voce con il risultato di una bella scrollata di ali.

Ho visto questa cosa come una specie di porte-bonheur per la mia nuova vita e la mia nuova casa visto che di fortuna ce n'è sempre un gran bisogno (considerando che oltre ad una figlia ho comunque cinque gatti ed un cane).
In un momento storico in cui la vita umana viene disprezzata o usata a fini statistici o di ricerca dai nostri governanti (vedi il caso o la gran commedia del coronavirus) forse sarà meglio attaccarci sempre più a ciò che ci permette di vivere sul nostro Pianeta: la VITA ed il rispetto nei suoi confronti, la NATURA ed il rispetto nei suoi confronti, una maggiore SENSIBILITA' per ciò che ci circonda per poterci ancora STUPIRE di cose che la maggior parte di noi troppo preso da se stesso o da problemi che ci crea questa società fittizia e basata sulle APP, non ci permette di scorgere e quindi di apprezzare. Alla fine sono le piccole cose che ci danno quelle minuscole ma vitali spinte per vivere al meglio la nostra vita giorno dopo giorno.
Poi a dirla tutta l'incontro con il nostro Falco non è stata una piccola cosa: è stato un MIRACOLO.



Enrica Merlo
per
MI MANCANO I FONDAMENTALI

10/06/2020 - INTERSTELLAR