giovedì 28 febbraio 2019

"(se hai un'anima) guardaLa negli occhi": all'asta per raccolta fondi a favore della Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade"



"(se hai un'anima) guardaLa negli occhi"
Acrilico su tela misura cm 50x70 
febbraio 2019
Enrica Merlo


"(se hai un'anima) guardaLa negli occhi"
Acrylic on canvas measuring 50x70 cm
Enrica Merlo


Questo dipinto da ora potrà essere acquistato partendo da una base d'asta di €150 denaro che servirà a contribuire alle cospicue spese che la Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade" dovrà pagare dopo la sciagurata sentenza che ne ha decretato la chiusura e lo sfratto degli abitanti, ivi compresi i Poeti, gli Scrittori e gli Artisti che sono da essa transitati.

Per avere il dipinto e per ulteriori info scrivetemi alla mail samplecolor@gmail.com o chiamate/messaggiate anche tramite whatsapp al 3423449829 o scrivetemi su messenger (https://m.facebook.com/EnricaClementine?ref=bookmarks). Grazie e siate gentili.

🙏🙏🙏🍀🍀🍀

This painting can be purchased now  starting from an auction of € 150, money that will contribute to the substantial expenses that the Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade" will have to pay after the unfortunate sentence that has decreed the closure and the eviction of the inhabitants, including the Poets, the Writers and the Artists who passed through it.


To get the painting and for further information please email me at samplecolor@gmail.com or call / messaging via whatsapp at 3423449829 or write me on messenger (https://m.facebook.com/EnricaClementine?ref=bookmarks). Thank you and be kind.

🙏🙏🙏🍀🍀🍀










particolari del dipinto/details of painting
The Cat is my little Meronyma and is not for sale 😀












Enrica Merlo 28/02/2019


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martedì 26 febbraio 2019

GOOGLE +: un bel punto interrogativo tra le parole CHE SUCCEDE?


L'imagine potrebbe essere soggetta a copyright

Articolo precedente: http://www.mimancanoifondamentali.com/2019/02/vaclav-fomic-nizinskij-una-vita-in.html

Era da un pò che questa cosa mi girava nello stomaco è giunto dunque il tempo di buttarla fuori. 
Avendo un blog e tenendoci molto è ovvio che io faccia di tutto per far conoscere il più possibile i prodotti della mia scrittura, i miei racconti, i miei post, sì, i miei amati articoli. Quindi ogni social possibile non si disdegna affatto. E non si disdegna affatto anche Google + del quale sono assidua frequentatrice da molti anni attraverso la mia mail. Sapete come funziona no? Se si ha un indirizzo mail "gmail" si ha la possibilità di creare un proprio profilo Google + che funziona nè più nè meno come gli altri social esistenti in cicolazione. Io ce l'ho da tanto ed ho, o meglio avevo anche uno stuolo di followers mica da ridere. 
Ad un certo punto sti followers han cominciato a diminuire: calo fisiologico? Mhmm. Posto troppo? Eh forse potrebbe essere. Sono diventata improvvisamente incomprensibile o antipatica? Boh. 
Magari fosse uno di questi motivi.

Ma come funziona sto Google +? Hai un tuo profilo che gestisci a tuo piacimento, hai la possibilità, come per facebook ad esempio, di iscriverti ad un numero quasi illimitato di gruppi. Gruppi grossi, gruppi belli, gruppi enormi a volte. Mi è capitato, per farvi un esempio, di finire in un gruppo di disegno con ben due milioni di partecipanti. Una manna dal cielo!! 
Dunque, quando esce un mio nuovo articolo lo pubblico anche su Google+ sul mio profilo, sui gruppi per blogger, giornalisti, scrittori, con i miei contatti, non che siano le visualizzazioni della vita ma male non fa, anzi, il mio blog lo leggono in parecchi pure negli USA, per dire. E' un gran lavoro perchè col passare degli anni i gruppi ed i contatti aumentano ma si fa volentieri, diventa quasi un rito se vogliamo.


L'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Non sta a me giudicare però è successa un paio di mesi fa una cosa proprio brutta. E' arrivata una mail in cui mi si comunicava che entro la fine di gennaio (adesso vado a braccio non è che abbia i dati precisi) la gestione di Google + ed una parte dei servizi di Google (tra cui blogger attenzione, attenzione... avete presente quanti cavolo di bloggers al mondo dipendono letteralmente da questa piattaforma? Compresa me? E dietro ad un blog la sfacchinata che c'è? Ecco) dicevo, parte dei servizi di Google sarebbe passata ad una fantomatica "che ne so" società mi pare proprio irlandese... dobbiam preoccuparci? Mah non saprei, i cambi contrattuali con qualsiasi azienda sul globo terracqueo ti capitano davanti ogni tre per due dobbiamo preoccuparci pure di questo? Mah no. Invece sì.

Primo, noto una diminuzione sensibile dei followers. Poi cominciano sporadicamente a comparire sulla home dei messaggi inquietanti di contatti che scrivono frasi tipo "domani il mio account chiude è stato bello arrivederci a tutti" eh? Come? Una sorta di virus? Un desiderio di suicidio collettivo?
Dopo un paio di settimane mi si schiariscono le idee, eccome. Arriva un'altra mail (sempre da Google) in cui mi si comunica gentilmente -ma anche no- che il mio profilo Google + verrà cancellato, eliminato, sterminato mettetela come volete, entro il 6 (o era il 4? Non ho il coraggio di andare a rileggere la missiva, sinceramente) di aprile. 
Come sarebbe? Rileggo più volte rimescolando pure l'ordine degli addendi ma il risultato non cambia, Cacchio ma che è successo? Avrò fatto qualcosa di così turpe? (perchè poi da lì ad accusarsi di tutte le nefandezze mondiali la signorina Enrica Merlo ci mette un nanosecondo). Niente di tutto ciò. In parole povere, ad un'attenta lettura, Google lamenta il fatto che il social Google + non sia abbastanza utilizzato dagli utenti: ma allora i megagruppi da 2.000.000 di utenti da cosa erano composti, da formiche?


Free image from pixabay

Poi non per dire ma mi ero creata pure una rete di contatti in cui giornalmente, quantomeno ci si salutava, io che ci andavo solo per postare figuriamoci poi quelli che ci vivevano e vi assicuro erano parecchi. E poi che bisogna fare signori di Google per "frequentare" sufficientemente il vostro social? Prendere la residenza? Pagare? Pagare, pagare, pagare... aspetta un attimo...
Che sia proprio questo il terribile arcano, la parola magica, il sarchiapone nella valigia? Vuoi vedere che i furbacchioni irlandesi ( o di dove diavolo sono i nuovi proprietari di Google) vorrebbero lucrare su un social? Che cavolo di social è se bisogna pagarlo allora? 

Ricapitoliamo (o capitoliamo) dunque: su facebook puoi allegramente iscriverti a cinquantamilioni di gruppi ma se posti un tuo cavolo di qualcosa su più di tre alla volta ti bloccano per dieci giorni; su instagram non puoi mettere il link di riferimento alla tua iperbolica produzione quindi costringi gli isntagrammers ad improbabilissime evoluzioni circensi per riuscire ad arrivare al tuo nuovo articolo, su twitter puoi twittare solo una volta al giorno o poco più sennò compare la scrittina magica "tweet doppio" (ma vaffanc...) ma mi spiegate che deve fare uno per promuoversi? Ah già scusate, PAGARE, vero, me l'ero dimenticato.

Quindi, così senza sapere nè leggere nè scrivere direi che il fatto che ci tolgano la sedia da sotto il sedere senza nemmeno provare a chiederci se ci sta bene o meno non è un bel segno dei tempi.


Free image from pixabay

Perchè, e cosa spinge un colosso, o quello che credevamo tale, come Google a chiudere dall'oggi al domani un social come Google+? Com'è che i precedenti proprietari non sentivano il bisogno di chiedere nulla a nessuno? Magari avevano ancora un lato umano. Ripeto, Google+ non era vitale per me ma utile. Vitale per un pò di gente lo era, proprio come lo è facebook per la maggior parte di noi. Quindi io comincerei a prendere una certa distanza emotiva da quasi tutti i social visto e considerato che nel momento esatto in cui Zuckerberg si sarà stufato del suo giocattolo non ci penserà due secondi a venderlo a qualcuno che non ci metterà pure lui nemmeno due minuti a dir che è poco frequentato e signore e signori si chiude baracca e burattini.

L'unica cosa di cui sono assolutamente certa è che ad aprile il mio profilo Google+ con tanto di anni e anni di contenuti postati verrà cancellato senza se e senza ma solo, CIAONE. E con il mio milioni di altri. Vi sembra una cosa normale? Vi sembra democratico? Vi sembra corretto? La risposta è NO.
Se avete un profilo anche voi e per caso non vi siete avveduti della cosa svegliatevi: un conto è bloccare contenuti o profili di quando in quando qua e là, un conto è cancellare un INTERO SOCIAL. Che parolone vero? 

UN INTERO SOCIAL: CIAO CIAO GOOGLE+

MEDITIAMO








Enrica Merlo 26/02/2019


  
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venerdì 22 febbraio 2019

Vaclav Fomič Nižinskij: una vita in punta di piedi 🎻


Una posa "antico egiziana" di Nižinskij; l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Aticolo precedente: http://www.mimancanoifondamentali.com/2019/02/the-imitation-game-visto-piaciuto.html


Vaclav Fomič Nižinskij  fu un ballerino e coreografo ucraino di origine polacca nato a Kiev il 12 marzo del 1890. E' universalmente riconosciuto essere uno dei ballerini più dotati della storia per la sua bravura e per l'intensità delle sue interpretazioni. A San Pietroburgo si iscrive e frequenta la "Scuola di Ballo Imperiale" nel 1900 con i migliori maestri dell'epoca; a 18 anni già si esibisce in ruoli da protagonista. La svolta nella sua vita avviene quando conosce Sergej Djagilev un ricco mecenate che amava promuovere l'arte in tutte le sue forme all'estero specie in quel di Parigi.  Nižinskij e Djagilev diventano amanti e lui decide di prendere in mano la sua carriera artistica.

Nel 1909 Djagilev organizza una tournée proprio a Parigi con la sua compagnia di cui Nižinskij e Anna Pavlova sono le due étoiles. Lo spettacolo ottiene un successo strepitoso tanto da aprire loro tutte le porte dei circoli artistici europei più conosciuti. Sulla scia di questo fulminante successo Djagilev decide di creare la compagnia "Les Ballets Russes" che diventerà una delle più grandi dell'epoca anche grazie alla conduzione del coreografo Michel Fokine.

Sia la vita sentimentale che quella professionale di Nižinskij   e Djagilev viaggiano di pari passo dal 1909 sino al 1913 con vari alti e bassi, litigi ed incomprensioni varie spesso oggetto di feroci pettegolezzi nell'ambiente fino a che Nižinskij non decide di sposarsi; questo segna la fine della relazione amorosa e, in parte, anche di quella professionale.


Una strepitosa posa di Nižinskij ; assolutamente avanti se si pensa che si è all'inzio del '900!! - L'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Le coreografie di Fokine esaltano particolarmente il talento naturale del ballerino: parliamo di "Le Pavillon d'Armide" con le musiche di  Nikolaj Cerepnin), "Cleopatre" sulle musiche di Anton Arenskij o una sua esecuzione di un pas de deux dalla "Bella Addormentata" di Cajkovskij in cui particolarmente eccelleva.
Rientrato al teatro Mariinskij ne viene espluso da lì a poco per uno scandalo che riguardava la sua omosessualità. Rientra dunque nella compagnia di Djagilev il quale è ben contento di riaverlo indietro ed incentra sulla stella del ballo tutto il programma del teatro curato come sempre dal coreografo Fokine. Degni di nota sono le interpretazioni de "Le Spectre de la Rose" di Karl Maria Von Weber e "Petruska" di Igor Stravinskij. Con l'onnipresente supporto di Djagilev  Nižinskij scopre di avere delle notevoli qualità anche come coreografo producendo ben tre balletti "Il pomeriggio di un Fauno" (L'apres-midi d'un faune) del 1912,  "Jeux" del 1913 su musica di Claude Debussy e "La sagra della Primavera" su musica di Igor Stravinskij.


Un'intensissima immagine tratta da "L'apres-midi d'un Faune" - l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Da sempre possessore di uno stile davvero unico tanto che i suoi balletti prendono da subito le distanze dallo stile proprio dell'epoca, prediligendo movimenti angolari, figure plastiche innovative e posizioni degli arti assolutamente nuove (basti vedere la prima fotografia: si riferisce al periodo storico in cui avvengono i primi scavi intorno alla tomba del faraone Tutankhamon -1922 circa- e l'Antico Egitto diventa quasi una moda; virale diremo noi e Nižinskij sa interpretare magnificamente questa nuova ossessione); tutta questa innovazione unitamente alla musica non certo tradizionale di Stravinskij causano per contro dei disordini al Teatro degli Champs-Elysées quando "La Sagra della Primavera" debutta a Parigi il 29 maggio del 1913. Ne "Il pomeriggio di un Fauno" viene addirittura accusato di masturbarsi alla volta della sciarpa di una ninfa. 

Nel 1913 la compagnia "Les Balletts Russes" parte per un tour in America del sud senza però Djagilev il quale soffriva di grande terrore alla volta dei viaggi transoceanici. Proprio sulla nave che li porta a destinazione però Nižinskij  conosce colei che diverrà sua moglie, la contessa ungherese Romola De Pulszky grande ammiratrice del ballerino e che si vocifera abbia fatto di tutto per viaggiare sulla stessa nave con lui. Che fosse amore o meno comunque si dice anche che Nižinskij abbia sposato Romola in modo da potersi affrancare dalla dipendenza nei confronti di Djagilev, grazie al cospicuo patrimonio di lei.

Comunque sia non fu a quanto pare un grosso affarone per lui: donna volitiva, pragmatica e molto forte il suo carattere mal si sposava con l'indole estremamente sensibile di lui e si dice che fu proprio da quel momento che Nižinskij cominciò lentamente ma inesorabilmente a scivolare nella pazzia. In uno dei suoi diari infatti scrive: "mia moglie è una stella che non splende..."

Nižinskij ritratto da George Barbier per "Le Spectre de la Rose" del 1911 - l'immagine potrbbe essere soggetta a copyright 

Ritornato in patria viene licenziato da Djagilev, furioso dalla gelosia, tenta di fondare una propria compagnia a Londra tentativo che fallisce per problemi amministrativi.
Comincia così il lento ma inesorabile declino della sua stella. Durante la Prima Guerra Mondiale in quanto cittadino russo viene internato in Ungheria. Grazie all'onnipresente Djagilev riesce ad espatriare per un tour in America del nord nel 1916.
Sono proprio i ballerini della compagnia che gli stanno accanto a scoprire l'inizio di quella che diverrà "dementia praecox" (quella che comunemente viene indicata come schizofrenia); Vaclav soffre il fatto che qualcuno di non ben identificato sia più bravo di lui e ha il costante terrore che le botole del teatro si aprano mentre lui sta ballando. La sua carriera termina di fatto, tranne qualche sporadica apparizione sulle scene negli anni appena successivi, nel 1919 quando, dignosticata la schizofrenia la moglie lo fa ricoverare in Svizzera affidato alle cure dello psichiatra Eugen Bleuler. 
Purtroppo Nižinskij trascorre il resto della sua vita entrando ed uscendo dagli ospedali psichiatrici, forse davvero, non ha fatto un affarone a sposare la miliardaria.
Muore in una clinica di Londra l'8 aprile del 1950, viene sepolto quivi e poi la sua salma traslata al cimitero di Montmartre a Parigi accanto alle tombe di Gaetano Vestris, Théophile Gautier e Emma Livry.


La tomba di  Nižinskij a Parigi - l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Da tre quaderni che scrisse nel 1919 quando cominciò ad avere sentore della sua malattia, chiamati "I Diari" quel che emerge è che Nižinskij fosse  un uomo forse troppo fragile per la mole di responsabilità emotiva sulle sue spalle e con un grande amore per l'umanità e per il regno animale tanto da decidere di divenire vegetariano. Un elemento che dichiara la sua doppia personalità sono i dialoghi contenuti all'interno dei diari in cui dice di essere in contatto con un'entità che lui chiama Dio e che è presente in lui e dalla quale dipendono tutte le sue decisioni. Avverte anche la profonda preoccupazione della moglie e dei medici tanto da scrivere di temere di essere chiuso in un manicomio.

A sua consolazione potrei dire, in via del tutto personale e perché questo personaggio mi è piaciuto tantissimo, che fosse veramente troppo avanti per i suoi tempi e financo per i nostri. Vivesse oggi non è che ne avrebbe, ne sono certa, grande giovamento. Il punto è che i GRANDI, quelli veri, sono come sono e sono così grandi anche in virtù delle loro estreme debolezze che ne fanno degli esseri speciali. Au revoir dolce Nižinskij che danzi tra le nuvole.


Un bellissimo fotogramma tratto da "L'apres-midi d'un Faune" - l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright








Enrica Merlo 22/02/2019


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lunedì 18 febbraio 2019

THE IMITATION GAME: Visto, Piaciuto, raccontato 🎬🎥 (di Martina Merlo)


La locandina, image from google - l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Articolo precedente: http://www.mimancanoifondamentali.com/2019/02/se-due-mesi-vi-sembran-pochi-casa-delle.html?m=1

di Martina Merlo

La mente umana non vede mai oltre il proprio naso, le persone si affrettano a giudicare un uomo che vede e vive la vita secondo ciò che è  (e che ha salvato quattordici milioni di persone).
Il film che vado a raccontarvi è una storia vera ed il protagonista è Alan Turing un matematico e cripto-analista britannico reclutato dal Governo per decifrare, insieme ad un gruppo di studiosi, dei messaggi che i nazisti inviavano con un congegno denominato "Enigma".
Il film è del 2014 "The Imitation Game" diretto da Morten Tyldum e che vede come protagonisti l'attore britannico Benedict Cumberbatch (interprete anche de Doctor Strange e Sherlock) nel ruolo proprio di Alan Turing, Keira Knightley (Anna Karenina, I Pirati dei Caraibi) e Charles Dance ( Il trono di Spade).
La pellicola è stata candidata a ben otto premi Oscar tra i quali: miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior colonna sonora, miglior scenografia, miglior montaggio. Ha portato a casa due premi per il miglior montaggio e miglior sceneggiatura non originale a Graham Moore.


Benedict  Cumberbatch image from google-l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Il film è sostanzialmente diviso in due parti: la prima è incentrata sul periodo in cui la guerra era all'apice e gli studiosi insieme a Turing cercavano di decifrare i messaggi in codice inviati dai tedeschi con l'ausilio di Enigma, messaggi che di primo acchito potevano parere senza senso ma che erano estremamente importanti per l'andamento del conflitto. L'ostacolo più grande per coloro che tentavano di decifrare i messaggi tedeschi era che allo scoccare della mezzanotte puntualmente i tedeschi cambiavano le impostazioni del congegno così che tutto il lavoro fatto sino a quel momento dagli studiosi veniva vanificato.


Benedict Cumberbatch nei panni del Doctor Strange; image from google-l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

La seconda parte della storia è ambientata qualche anno dopo la guerra dove Turing viene arrestato con l'accusa di aver commesso atti osceni (Turing era omosessuale e a quei tempi l'omosessualità era considerata un "atto osceno"). Che il suo arresto fosse in realtà legato alla sua attività durante la guerra è probabilmente più che palese. La condanna che subì fu devastante sotto tutti i punti di vista; dovette subire una pesante cura ormonale e al termine di essa Turing si suicidò a soli quarant'anni. 

Interpretazione sentita da parte di Benedict Cumberbatch che ha saputo entrare profondamente nel personaggio.


Keira Knightley, image from google-l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Keira Knightley in questo film interpreta una studiosa che lavora alacremente a fianco di Turing e del suo staff, personaggio forte, indipendente e combattivo visto il maschilismo imperante ed il pregiudizio nei confronti delle donne molto forte a quei tempi (e perchè adesso no? 😉)


Keira Knightley image from google-l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright

Il film è in generale il complesso, struggente, avvicente racconto della vita di Turing grande mente ma accusato ingiustamente per i pregiudizi imperanti in quel tempo e dà una versione alternativa di come è stata vissuta la Seconda Guerra Mondiale vista da chi la guerra tentava di vincerla dall'interno, una visione scientifica se vogliamo. 
Sapete infatti che la macchina inventata da Turing per decriptare i codici nazisti fu il prototipo per dare vita in futuro ai primi computer? 

Fim altamente consigliato per conoscere uno spaccato di storia ai più sconosciuto ed emotivamente molto forte. Buona visione!!


Keira Knightley e Bneedict Comberbatch in una scena del film-l'immagine potrebbe essere soggetta a copyright



Martina Merlo 18/02/2019

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venerdì 15 febbraio 2019

"SE DUE MESI VI SEMBRAN POCHI..." (Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade") di Chiara Tampone


La sede della Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade" al Borgo Medievale di Torino

Articolo precedente: http://www.mimancanoifondamentali.com/2019/02/lettera-aperta-contro-lo-sgombero-della.html

Cosa sta succedendo a Torino? Storie di ordinaria follia o una chiara strategia politica di eliminazione di tutte quelle esperienze sociali o culturali promosse da una cittadinanza attiva?
Nessuna volontà, da parte della giunta, di ascoltare, comprendere il valore di determinate iniziative e giungere insieme, come nel caso della Casa delle Arti "alfredo D'Andrade" a soluzioni alternative possibili.
Ho seguito, sin dai suoi esordi, molte delle attività da essa promosse, constatandone direttamente le potenzialità dell'offerta sul territorio.

La Casa si configura come una realtà viva, organizzatasi in comitato che ha come scopo esclusivo la promozione della cultura e dell'agio sociale riconoscendo nel lavoro di rete il proprio fondamento.

Non solo mostre, reading poetici, performance musicali, presentazioni di libri con gli autori ma anche supporto ad attività sociali ed educative in itinere. Dal mese di gennaio, infatti, è stata avviata una collaborazione con Spazio Anch'io, realtà educativa che opera nel quartiere San Salvario, per lo svolgimento delle attività di scolarizzazione organizzate dall'Oratorio San Luigi e dai suoi educatori rivolte ai giovani stranieri.


I ragazzi di "Spazio Anch'io"

Inoltre, sensibile alla questione dei Beni Comuni, campagna promossa dal giurista Ugo Mattei, il Comitato si è candidato come centro di raccolta firme.
In soli due mesi dalla nascita, la Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade" ha raccolto attorno a sé un interesse sempre maggiore rispondendo fattivamente ed a titolo assolutamente gratuito ai diversi interessi e bisogni emersi.
A testimonianza di ciò una ricca raccolta video-fotografica (qui) e le puntate radiofoniche di Radio Scoiattolo ma soprattutto la risposta positiva delle persone che l'hanno frequentata.


Un momento all'interno della programmazione di Radio Scoiattolo

La cultura non si sostiene solo attraverso occasionali eventi che richiamano moltitudini di persone o nei circoli istituzionali, ma ogni giorno, capillarmente, stimolando, sensibilizzando, interagendo concretamente in un rapporto dinamico tra le istituzioni e la popolazione. La promozione culturale perchè sia effettivamente motore di cambiamento ed arricchimento personale ha bisogno di nuovi paradigmi.


Il gruppo campano VOCI CONFINANTI con la performance "Estreme Congiunzioni"


Chiara Tampone 🌺 15/02/2019


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Le immagini presenti sono di Max Ponte, Matteo Aigotti.

Lettera aperta contro lo sgombero della Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade"






Tutte le foto sono mie

Lettera aperta contro lo sgombero della Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade".

Carissimi Artisti, Poeti, Cittadini

Ieri abbiamo saputo (per altro da un giornalista de La Stampa) del parere negativo del Tar sulla nostra presenza al Borgo Medievale. Per tanto, detto in parole povere, l'amministrazione potrà sgomberarci da un momento all'altro. E vista la celerità del suo operato sulla nostra vicenda ci aspettiamo di essere raggiunti da vigili o forze dell'ordine, con le quali peraltro non abbiamo problemi a parlare pacificamente come è già successo. Se abbiamo fatto qualcosa di pericoloso le cose più "pericolose" sono state certamente le parole poetiche che hanno rinnovato gli animi, i colori che li hanno ravvivati, gli incontri con i ragazzi che hanno creato pace ed integrazione, l'interesse per i beni comuni e la partecipazione.

Tutte le nostre attività fino a che potremo continueranno (fosse anche per poche ore) e vi invitiamo ancor più ad esserci domani per l'inaugurazione della mostra in programma e per il consueto, mensile ritrovo fra gli artisti, il terzo. La resistenza pacifica, artistica, poetica, continua.

L'esperienza della Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade" è una grande esperienza di crescita comune, di condivisione, di partecipazione, di costruzione di un mondo diverso, aperto, creativo. Purtroppo è stata vista come un affronto al potere che si è risolto a liquidarci velocemente senza considerare i nostri obiettivi, il nostro progetto culturale, la nostra forza propositiva rispetto al Borgo e al Parco del Valentino e alla città. Tutto è stato considerato erroneamente e comodamente dalla Città la questione privata di Max Ponte contro il Comune, mentre ben altre sono le problematiche in campo.

In due mesi sono stati fatti molti eventi, si è creata una radio, Radio Scoiattolo, si sono presentati libri, si sono ospitati artisti italiani, si è operato nel sociale accogliendo i ragazzi (dello Spazio Anch'io), si è lavorato alacremente per tutta la comunità. E' nata anche una pubblicazione di prestigio, la riedizione di un'opera di Vittorio Alfieri che uscirà fra poco per celebrare i 270 anni del Poeta, da marzo in libreria. La scomparsa della Casa delle arti "Alfredo D'Andrade" sarebbe una perdita per tutti a livello di partecipazione e produzione culturale. Abbiamo fatto tutto il possibile per sensibilizzare rispetto a temi culturali, artistici, storici (basti pensare alla presentazione del libro di D'Orsi su Gramsci) e di inclusione, la nostra vita negli ultimi mesi è stata concentrata tutta su questo. Ci siamo confrontati con la brutalità che contraddistingue i nostri tempi e allo stesso tempo abbiamo riscoperto valori fortissimi di cooperazione e di comunità.

E che dire del Borgo Medievale? Un sito semiabbandonato, che richiede attenzione, partecipazione, nuove proposte, Lo vogliamo far spegnere? Vogliamo isolarlo e svuotarlo di tutto? E la nostra presenza infastidisce forse come punto di osservazione della cittadinanza sulla sua gestione, sulla vita di questo bene e quella del parco?

Vorremmo ringraziarvi tutti e chiamarvi a sostenerci ancora per salvare la Casa delle Arti "Alfredo D'andrade" e far sentire la nostra voce all'Assessora Leon, alla Sindaca e a chi amministra la nostra città. Se la Casa scomparirà l'unica responsabilità sarà loro, certo avranno forse un problema amministrativo in meno, ma i cittadini torinesi avranno anche una grande opportunità di cresita in meno. Si tratta di capire se si vuole dialogare e costruire oppure eliminare e distruggere. Il futuro di Torino è legato anche ad una piccola-grande esperienza come quella della Casa delle Arti "alfredo D'Andrade".

Il nostro impegno per la Cultura, le Arti e l'Inclusione continua. 

Un abbraccio

Enrica Merlo (Presidente del Comitato Promotore Casa delle Arti "Alfredo D'Andrade"
Andrea Laiolo (Consigliere Comitato)
Max Ponte (Consigliere Comitato)



Enrica Merlo 15/02/2019


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